Un tribunale di Seul ha respinto una
seconda richiesta di proroga della detenzione del presidente
sudcoreano Yoon Suk-yeol, sospeso dopo il suo tentativo di
imporre la legge marziale, una mossa che mette pressione ai
procuratori affinché lo incriminino senza indugio.
Yoon è stato arrestato la scorsa settimana durante un raid
all'alba con l'accusa di insurrezione, diventando il primo capo
di Stato sudcoreano in carica a essere detenuto nell'ambito di
un'indagine penale. Il suo decreto di legge marziale è durato
solo sei ore il 3 dicembre, prima di essere annullato dai
legislatori, che hanno preso d'assalto il parlamento. Ma ha
fatto sprofondare la Corea del Sud nella peggiore crisi politica
degli ultimi decenni.
Sabato, il tribunale distrettuale centrale di Seul ha
respinto una seconda richiesta degli inquirenti di prorogare la
detenzione, hanno affermato i pubblici ministeri in una breve
dichiarazione. Un giudice dello stesso tribunale ha stabilito
venerdì che non vi erano "motivi sufficienti" per accogliere la
richiesta, ripresentata ieri e di nuovo respinta.
Yoon si trova ancora in un centro di detenzione a Seul. Si è
rifiutato di collaborare alle indagini e i suoi avvocati hanno
sostenuto che gli inquirenti non sono legittimati a procedere.
Il presidente sospeso sta affrontando anche un procedimento
separato davanti alla Corte costituzionale che, se confermerà il
suo impeachment, lo rimuoverà formalmente dall'incarico. Entro
60 giorni dovrebbero poi essere indette le elezioni. Nonostante
il suo stato di detenuto, Yoon è ancora formalmente il capo
dello Stato della Corea del Sud.
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