(di Igor Greganti e Federica Zaniboni)
Versando quasi 326 milioni di euro
al fisco italiano, Google chiude un contenzioso tributario che
era aperto da metà del 2023. E a seguito di questo risarcimento
e al fatto che sia stata esclusa, dopo tutti gli accertamenti,
l'ipotesi di evasione fiscale, la Procura di Milano ha deciso di
chiedere l'archiviazione sul fronte penale.
Al centro dell'inchiesta, che era venuta a galla lo scorso
giugno, c'era la Google Ireland Limited, società del gruppo
californiano. Era stata iscritta una delle responsabili del ramo
irlandese. L'indagine del Nucleo di polizia economico
finanziaria della Gdf di Milano, coordinata dai pm Giovanna
Cavalleri, Giovanni Polizzi e Cristiana Roveda, era nata da un
verifica fiscale, poi chiusa "con il verbale di constatazione"
nel giugno del 2023 sui "periodi di imposta dal 2015 al 2020".
Dagli accertamenti era emerso che la società irlandese in
relazione "alle attività condotte sul territorio nazionale,
aveva omesso la dichiarazione e il versamento delle imposte sui
redditi prodotti in Italia", attraverso "una ipotizzata stabile
organizzazione occulta di tipo materiale costituita dai server e
dall'infrastruttura tecnologica essenziale per il funzionamento
dell'omonima piattaforma per l'offerta di servizi digitali".
In sostanza, data la presenza in Italia di server e servizi
tecnologici, ma anche del personale di Google Italy, si
contestava la vendita di spazi pubblicitari con tasse non
versate sui ricavi. Inoltre, erano state calcolate le "ritenute
che Google Irl avrebbe dovuto applicare sulle royalties
corrisposte alle società estere appartenenti al medesimo gruppo"
per "utilizzo e sfruttamento, da parte della stabile
organizzazione, di tutti i programmi, algoritmi, marchi e
proprietà intellettuali costituenti, nel loro complesso, la
tecnologia Google".
Si è trattato, però, di "una condotta", hanno scritto i pm
nell'istanza di archiviazione, che non ha violato "alcuna norma
tributaria" ma ne ha eluso "l'applicazione", ossia di profili di
presunta elusione fiscale o "abuso del diritto" e non di
evasione. E data la "presenza" di "elementi di incertezza
interpretativa" e pure "le peculiarità della presente vicenda",
per la Procura è impossibile, così si legge nell'atto,
"formulare una ragionevole prognosi di condanna con riferimento
alle ipotesi di reato".
Nel frattempo, sul fronte tributario, sia pure "dissentendo
sul piano tecnico" dalle conclusioni dell'Agenzia delle Entrate,
Google ha accettato "di definire la controversia" versando il 14
novembre scorso quasi 326 milioni, di cui oltre 265 "per omesse
ritenute su royalties (comprese sanzioni ed interessi)" e oltre
60 milioni "a titolo di Ires ed Irap (comprese sanzioni ed
interessi)".
L'indagine su Google definita con richiesta di archiviazione,
che ora dovrà essere valutata da un gip, è solo una delle tante
inchieste aperte negli ultimi anni dalla Procura milanese su
colossi del web e dell'high tech e che hanno riguardato profili
fiscali e imposte evase e spesso sono finite con transazioni per
centinaia di milioni di euro.
La stessa web company californiana aveva già risarcito il
Fisco nel 2017 con 306 milioni, chiudendo così le pendenze
tributarie e sanando situazioni dei 15 anni precedenti. Simile a
quella su Google era l'indagine che vedeva al centro Netflix,
che nel maggio del 2022 ha pagato oltre 55 milioni di euro in
un'unica soluzione al Fisco e ha aperto una sede operativa in
Italia.
Il "modello Milano", ossia la "sinergia operativa" nelle
diverse fasi "di verifica fiscale", di "accertamento dei tributi
e "indagini penali", aveva spiegato pochi giorni fa il
procuratore Marcello Viola, ha permesso "negli ultimi 3 anni di
recuperare risorse a beneficio della collettività per circa 2
miliardi di euro".
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