Arriverà domani la prima rata di
pensione del 2025 con piccoli aggiustamenti sul fronte del
recupero dell'inflazione. A inizio anno scatta invece la
riduzione dei coefficienti di trasformazione del montante
contributivo che peserà sul calcolo dell'assegno per chi si
appresta ora ad andare in pensione. Dopo la risalita nel 2023-24
dei coefficienti legata alla riduzione della speranza di vita
dovuta alla pandemia si registra quindi una nuova flessione con
il passaggio per chi esce dal lavoro all'età di vecchiaia, a 67
anni, dal 5,723 del biennio appena trascorso a 5,608. Secondo
il sistema di calcolo contributivo introdotto con la Legge n.
335/1995, l'importo della pensione annua si ottiene
moltiplicando il montante individuale dei contributi per il
coefficiente di trasformazione
Il coefficiente è più basso se si va in pensione prima,
grazie alle misure che consentono l'uscita anticipata, con un
valore di 4,536 a 60 anni e più alto se si esce dopo (perché per
esempio on si sono raggiunti i 20 anni di contributi necessari
per l'accesso alla vecchiaia) con un valore di 6,510 a 71 anni.
Il dato è legato al numero di anni previsti di erogazione della
pensione sulla base della speranza di vita.
Il primo pagamento del 2025 è previsto per il 3 gennaio mentre
a febbraio sarà sabato 1 per chi ha il conto alle Poste e lunedì
3 per chi ha l'accredito in banca.
E' previsto un aumento legato al recupero dell'inflazione
dello 0,8% per le pensioni fino a quattro volte il minimo (100%
dell'aumento dei prezzi registrato dall'Istat), ovvero per
quelle fino a 2.394,44 euro. Per le pensioni tra quattro e
cinque volte il minimo il recupero sarà del 90% dello 0,8%
(quindi dello 0,75%) mentre per quelle superiori a cinque volte
il minimo si recupererà il 75% dell'aumento dei prezzi (quindi
lo 0,6%).
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