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(di Claudia Fascia)
STEFANO MANNUCCI, BATTI IL TEMPO - LA
MUSICA NELLA STORIA, LA STORIA NELLA MUSICA (IL CASTELLO, pp.
336, 19,00 euro). Un saggio mascherato da romanzo, o un romanzo
che gioca a fare il saggio. Stefano Mannucci, giornalista e
critico musicale di lungo corso, torna ad analizzare con il suo
stile accattivante lo stretto rapporto tra musica e la realtà
del momento, tra il vissuto e il mondo dell'arte. Dopo i
precedenti Il Suono del Secolo e L'Italia suonata, Batti il
Tempo chiude idealmente la trilogia con un tuffo nei grandi
eventi della contemporaneità raccontati attraverso la musica e
viceversa, come sottolinea già il titolo del libro. Un titolo a
doppia lettura, perché "battere il tempo" è sia percepire il
ritmo e il senso della propria epoca per creare un suono mai
udito prima, e sia correre più veloce della Storia stessa che
bracca soprattutto i giovani, quelli di mezzo secolo fa e quelli
di oggi.
Una sorta di manuale, nelle intenzioni dell'autore che ha
chiamato i Fast Animals and Slow Kids per la prefazione, di
bussola per orientarsi in un'epoca vicina, eppure per certi
versi lontanissima, da dedicare alla Generazione Z. Quei ragazzi
nati nel Ventunesimo secolo, all'indomani dell'attacco alle
Torri Gemelle, cresciuti a tecnologia e solitudine. Che poco
sanno degli anni Sessanta e Settanta tra Europa e Stati Uniti,
di quell'epoca vissuta da genitori e nonni. E perché allora non
raccontare quell'epoca, tra aneddoti poco noti, racconti
divertenti e la voce narrante di Mannucci che accompagna il
lettore in questo viaggio nel passato, attraverso le lenti a
colori della musica?
Tra le pagine scorrono uno dietro l'altro i protagonisti di
una stagione quanto mai prolifica per l'arte delle sette note:
c'è Miles Davis che affronta il razzismo dilagante di quegli
anni attraverso la sua love story con l'attrice francese
Juliette Gréco; c'è Bob Dylan in competizione con John Lennon;
Johnny Cash che dopo essere stato giudicato "il figlio
sbagliato" dal proprio padre, sceglie di stare dalla parte degli
ultimi fino a una clamorosa presa di posizione contro la guerra
del Vietnam. L'ascesa politica di Martin Luther King va di pari
passo con la vita di Aretha Franklin, e le vicende di Malcom X
ispirano il proto-rap (con Hendrix che spunta in studio),
Beatles e Rolling Stones sono indissolubilmente legati ai
movimenti pacifisti e alla Guerra Fredda. E ancora David Bowie,
Frank Zappa (che progettò concretamente di correre per la
presidenza degli Stati Uniti), Janis Joplin, Joni Mitchell,
Johnny Cash. Non star di un sistema di lustrini e paillettes
lontano dallo svolgersi dei fatti, ma parte integrante della
storia che si va a comporre, giorno dopo giorno, evento dopo
evento.
Il libro si conclude poi con un dialogo immaginario e
surreale tra le "ombre" del Rock River: i grandi defunti della
musica come Cliff Burton, John Bonham o Sinead O'Connor e tanti
altri che dialogano malinconicamente tra loro. Per finire un
capitolo dal contenuto futuribile, ma non troppo: Elvis non è
morto e con l'avvento di Internet, AI e metaverso la certezza
della Storia è di fatto cancellata.
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