(di Francesca Pierleoni)
Una bambina abbandonata in una casa
baracca in mezzo alle paludi della Carolina del nord, da una
madre che fugge perché non regge più quella vita e un padre
rabbioso che pensa principalmente a bere. E' il mondo nel quale
deve imparare a sopravvivere Kya, interpretata da Daisy
Edgar-Jones, nel dramma noir LA RAGAZZA DELLA PALUDE di Olivia
Newman, adattamento del bestseller mondiale di Delia Owens, già
presentato alla 75/a edizione del Locarno Film Festival e nelle
sale con Warner Bros, dove la giovane attrice britannica ha
ricevuto il Leopard Club Award. Londinese, classe 1998, Daisy
Edgar-Jones, già fra gli interpreti di serie come La guerra dei
mondi e Gentleman Jack, reduce dalla prova a fianco di Andrew
Garfield, nella miniserie noir, ambientata in una congregazione
religiosa, In nome del cielo (su Disney+) ha recepito di La
ragazza della palude, coprodotto da Reese Witherspoon, anche la
"sfida fisica" che ha rappresentato il ruolo: "C'era molto da
correre. E' stato divertente, poi ho fatto un po' di immersione
e ho imparato a guidare una barca nella paludi... una cosa che
non ti capita spesso. Mi piace uscire dalla mia comfort zone",
spiega sorridendo.
Ha sempre amato recitare. "Sin da quando ero piccola - dice - mi
ha sempre affascinata la possibilità di diventare qualcun altro
attraverso i personaggi, anche perché nella vita sono abbastanza
timida e recitando puoi incarnare una versione di te più sicura,
che magari non riesci a mostrare nella quotidianità". E'
importante allora "affrontare ruoli sempre nuovi, sempre
diversi, cercare di non ripetermi e confrontarmi con lo sguardo
dei cineasti nel renderli".
Nel film è Kya, una ragazza cresciuta in solitudine che si
ritrova al centro di un'indagine sula morte di uno dei ragazzi
che l'avevano fatta uscire in parte dal suo isolamento. Un
percorso che porta a svelare una serie di segreti nascosti dalla
palude. "Di Kya ho amato molto la forza e la curiosità, lei
vuole conoscere tutto delle terre della palude, che sono la sua
casa. Deve capire come crescere ed essere se stessa in un mondo
difficile, un aspetto con con cui tutti possiamo relazionarci".
Ci si può relazionare "anche al senso di isolamento che prova.
E' qualcosa che credo abbiamo provato tutti durante la
pandemia". Il film, realizzato con un budget di poco meno di 25
milioni di dollari, ha riportato al centro delle polemiche
l'autrice settantenne del bestseller uscito nel 2018, Delia
Owens, per un episodio avvenuto a metà anni '90. Allora insieme
all'ex marito Mark era ranger volontaria in Zambia, e si
verificò nell'area che sorvegliavano l'omicidio di un
bracconiere. Fatti sui quali è ancora aperta un'inchiesta: le
autorità hanno invitato gli Owens a presentarsi per un
interrogatorio, richiesta finora respinta da entrambi che da
sempre si dichiarano estranei ai fatti.
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