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Il Mantello di Rut, la chiesa di Roma che salvò bambine ebree

Il Mantello di Rut, la chiesa di Roma che salvò bambine ebree

Rodari racconta coraggio di preti e suore e silenzi del Vaticano

ROMA, 27 gennaio 2025, 18:21

Redazione ANSA

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(di Laura Valentini) PAOLO RODARI, 'IL MANTELLO DI RUT' (FELTRINELLI, PP. 135, 16 EURO) La storia, vera, di venti bambine ebree salvate da alcune suore e da un parroco durante l'occupazione tedesca di Roma si mescola con quella, di fantasia, della crisi di un uomo ordinato sacerdote senza una reale vocazione, ma per la scelta di una madre rimasta vedova con quattro bocche da sfamare. È dedicata a un preciso periodo storico la storia narrata nel libro 'Il mantello di Rut', di Paolo Rodari, ma la ricerca umana e personale di come vivere il cristianesimo e di quali sacrifici è giusto fare per amore sono ancora strettamente attuali. Così come ancora oggi sono da risolvere le contraddizioni legate a quello che l'autore definisce il "comportamento ambivalente" della Chiesa di Pio XII di fronte alla Shoah romana.
    La storia delle venti bambine ebree salvate nella chiesa della Madonna dei Monti, Rodari, oggi alla Radio-tv della Svizzera italiana ma al tempo vaticanista del quotidiano 'la Repubblica', l'apprese nel 2007 da un articolo dell'Osservatore Romano: "Erano state salvate nel Collegio dei catecumeni da alcune suore con il benestare del parroco della chiesa adiacente, quella della Madonna dei Monti, che era anche il rettore del Collegio. In quella sede venivano accolte da tempo diverse orfanelle e durante l'occupazione tedesca di Roma, dal settembre del '43 al giugno '44, vi furono nascoste anche venti bambine ebree. Durante i rastrellamenti - spiega Rodari conversando con l'ANSA - le bambine, attraverso un cortile interno che collega il Collegio alla chiesa, venivano fatte salire attraverso una scala a chiocciola presente nella sacrestia fino alla cupola della chiesa dove c'era una stanza nascosta; se i tedeschi facevano più baccano o si temeva il peggio salivano con una scala da muratore in una specie di soffitta ancora più alta. Ci sono ancora dei disegni che hanno fatto le bambine sui muri mentre erano nascoste, è tutto rimasto come ottant'anni fa". E il fatto che si siano salvate è documentato così come "il paradosso che ciò è accaduto nel Collegio dove nei secoli precedenti, fino all'unità di Italia, sono avvenute le conversioni forzate degli ebrei" osserva Rodari.
    Se il parroco che con le suore ha salvato le piccole è "realmente esistito, quello che descrivo nel romanzo - prosegue l'autore - è inventato: per ritrarlo mi sono ispirato a preti che ho conosciuto nel mio lavoro di vaticanista, a più storie che ho incrociato e da cui ho preso l'aspetto del sacerdozio quando va in crisi". Nel libro, a far vacillare le certezze di don Remo arriva anche l'incontro con Rachele, una giovane mamma ebrea che gli affiderà sua figlia Aida. Ed è proprio una lunga lettera alla ragazza che ha salvato a distanza di decenni dal loro incontro che contiene la narrazione di 'Il mantello di Rut', che nella Bibbia evoca fedeltà e protezione. Nel Giorno della memoria perché è giusto ricordare? "Innanzitutto credo che occorra sempre continuare a fare memoria - afferma Rodari - perché questi fatti non si ripetano, poi in particolare il libro vuole mostrare l'unicum che è stato l'olocausto nella città di Roma per la presenza del Vaticano.
    Ancora va sviscerato il silenzio del papa: è vero che da esponenti della chiesa sono stati salvati tanti ebrei, questo è agli atti, ma va ancora studiato il tragico silenzio del pontefice di fronte al treno che dalla stazione Tiburtina portava ai campi in Germania. Il comportamento ambivalente della chiesa non è stato recepito fino in fondo e sanato dalla stessa comunità ebraica".
    "Dopo i fatti del 7 ottobre - prosegue l'autore - per un servizio giornalistico ho parlato con il rabbino di Roma Di Segni e con tante altre persone e ho verificato che ancora questo viene vissuto come una grande offesa. È vero che gli archivi sul pontificato di Pio XII sono stati aperti da poco e gli storici devono ancora studiarli a fondo per fare pienamente luce; sicuramente se non esiste una leggenda nera sull'operato di Pio XII non si può neanche edulcorare quanto accaduto comprese le responsabilità del Vaticano. Da un punto di vista politico e diplomatico - conclude Rodari - il silenzio ha le sue ragioni, ma da un punto di vista morale resta e pesa".
   

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