(di Laura Valentini)
PAOLO RODARI, 'IL MANTELLO DI RUT'
(FELTRINELLI, PP. 135, 16 EURO)
La storia, vera, di venti bambine ebree salvate da alcune
suore e da un parroco durante l'occupazione tedesca di Roma si
mescola con quella, di fantasia, della crisi di un uomo ordinato
sacerdote senza una reale vocazione, ma per la scelta di una
madre rimasta vedova con quattro bocche da sfamare. È dedicata a
un preciso periodo storico la storia narrata nel libro 'Il
mantello di Rut', di Paolo Rodari, ma la ricerca umana e
personale di come vivere il cristianesimo e di quali sacrifici è
giusto fare per amore sono ancora strettamente attuali. Così
come ancora oggi sono da risolvere le contraddizioni legate a
quello che l'autore definisce il "comportamento ambivalente"
della Chiesa di Pio XII di fronte alla Shoah romana.
La storia delle venti bambine ebree salvate nella chiesa
della Madonna dei Monti, Rodari, oggi alla Radio-tv della
Svizzera italiana ma al tempo vaticanista del quotidiano 'la
Repubblica', l'apprese nel 2007 da un articolo dell'Osservatore
Romano: "Erano state salvate nel Collegio dei catecumeni da
alcune suore con il benestare del parroco della chiesa
adiacente, quella della Madonna dei Monti, che era anche il
rettore del Collegio. In quella sede venivano accolte da tempo
diverse orfanelle e durante l'occupazione tedesca di Roma, dal
settembre del '43 al giugno '44, vi furono nascoste anche venti
bambine ebree. Durante i rastrellamenti - spiega Rodari
conversando con l'ANSA - le bambine, attraverso un cortile
interno che collega il Collegio alla chiesa, venivano fatte
salire attraverso una scala a chiocciola presente nella
sacrestia fino alla cupola della chiesa dove c'era una stanza
nascosta; se i tedeschi facevano più baccano o si temeva il
peggio salivano con una scala da muratore in una specie di
soffitta ancora più alta. Ci sono ancora dei disegni che hanno
fatto le bambine sui muri mentre erano nascoste, è tutto rimasto
come ottant'anni fa". E il fatto che si siano salvate è
documentato così come "il paradosso che ciò è accaduto nel
Collegio dove nei secoli precedenti, fino all'unità di Italia,
sono avvenute le conversioni forzate degli ebrei" osserva
Rodari.
Se il parroco che con le suore ha salvato le piccole è
"realmente esistito, quello che descrivo nel romanzo - prosegue
l'autore - è inventato: per ritrarlo mi sono ispirato a preti
che ho conosciuto nel mio lavoro di vaticanista, a più storie
che ho incrociato e da cui ho preso l'aspetto del sacerdozio
quando va in crisi". Nel libro, a far vacillare le certezze di
don Remo arriva anche l'incontro con Rachele, una giovane mamma
ebrea che gli affiderà sua figlia Aida. Ed è proprio una lunga
lettera alla ragazza che ha salvato a distanza di decenni dal
loro incontro che contiene la narrazione di 'Il mantello di
Rut', che nella Bibbia evoca fedeltà e protezione.
Nel Giorno della memoria perché è giusto ricordare?
"Innanzitutto credo che occorra sempre continuare a fare memoria
- afferma Rodari - perché questi fatti non si ripetano, poi in
particolare il libro vuole mostrare l'unicum che è stato
l'olocausto nella città di Roma per la presenza del Vaticano.
Ancora va sviscerato il silenzio del papa: è vero che da
esponenti della chiesa sono stati salvati tanti ebrei, questo è
agli atti, ma va ancora studiato il tragico silenzio del
pontefice di fronte al treno che dalla stazione Tiburtina
portava ai campi in Germania. Il comportamento ambivalente della
chiesa non è stato recepito fino in fondo e sanato dalla stessa
comunità ebraica".
"Dopo i fatti del 7 ottobre - prosegue l'autore - per un
servizio giornalistico ho parlato con il rabbino di Roma Di
Segni e con tante altre persone e ho verificato che ancora
questo viene vissuto come una grande offesa. È vero che gli
archivi sul pontificato di Pio XII sono stati aperti da poco e
gli storici devono ancora studiarli a fondo per fare pienamente
luce; sicuramente se non esiste una leggenda nera sull'operato
di Pio XII non si può neanche edulcorare quanto accaduto
comprese le responsabilità del Vaticano. Da un punto di vista
politico e diplomatico - conclude Rodari - il silenzio ha le sue
ragioni, ma da un punto di vista morale resta e pesa".
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