È nato il primo topo con due genitori maschi ed è anche riuscito a svilupparsi fino a raggiungere l'età adulta: il successo si deve alla modifica di 20 geni chiave presenti nelle cellule staminali e che costituiscono una barriera fondamentale alla riproduzione a partire da individui dello stesso sesso. Il risultato apre una nuova via e in futuro potrebbe aiutare a superare alcune limitazioni nella ricerca sulle staminali e in quella sulla medicina rigenerativa.
Il risultato, pubblicato sulla rivista Cell Stem Cell, è stato ottenuto dal gruppo di ricerca dell'Accademia Cinese delle Scienze guidato da Zhi-kun Li, del Laboratorio di cellule staminali e biologia riproduttiva dell'Istituto di Zoologia. Gli stessi autori della ricerca osservano che la strada è ancora lunga e che sarà necessario perfezionare ulteriormente la tecnica. Attulamente, ionfatti, solo l'11,8% degli embrioni ha completato lo sviluppo fino alla nascita e i pochi animali diventati adulti sono sterili, hanno una crescita alterata e una vita più breve.
"Questo studio costituisce un significativo contributo alla biologia dello sviluppo, di cui sappiamo molto poco, e fornisce la base per comprendere la natura biologica di malattie come le sindromi di Prader-Willi, di Angelman, di Silver-Russell e di Beckwith-Wiedemann, ma anche perché nei bambini concepiti con riproduzione assistita vi è una maggiore incidenza di questi disturbi", dice all'ANSA Giuseppe Novelli, genetista dell'Università di Roma Tor Vergata.
Sono già stati fatti tentativi per ottenere topi da due genitori maschi, utilizzando cellule staminali pluripotenti maschili per ricavare ovociti, ma finora tutti gli embrioni si sono sviluppati solo fino ad un certo stadio, smettendo poi di crescere. Per superare questo ostacolo, i ricercatori hanno individuato un gruppo di geni fondamentali coinvolti nel cosiddetto imprinting, un processo fondamentale alla base delle riproduzione.
"Nei mammiferi, l'imprinting genomico svolge un ruolo significativo nel successo riproduttivo e nello sviluppo fetale", aggiunge Novelli. "Infatti, è noto che gli embrioni derivati dal genoma di un solo genitore non riescono a svilupparsi correttamente. Sebbene siano noti dai primi anni '80, non conosciamo quali e quanti geni siano alla base dell'imprinting e perché siano necessari entrambi i contributi parentali (materno e paterno) per uno sviluppo normale dell'embrione. Lo studio in oggetto - prosegue Novelli - è importante perché identifica una ventina di geni che regolano questo straordinario processo, rendendo possibile lo sviluppo embrionale fino allo stadio di adulto di embrioni ottenuti con il materiale genetico di un solo genitore".
Modificando questi 20 geni con tecniche diverse, come la cancellazione di un intero gene o la modifica della regione che ne regola attivazione e spegnimento, i ricercatori hanno ottenuto embrioni che sono sopravvissuti fino alla nascita, e una parte di questi individui sono poi diventati adulti. Secondo gli autori dello studio, questo approccio può migliorare i risultati delle ricerche che impiegano cellule staminali embrionali e animali clonati, aprendo anche un percorso promettente per la medicina rigenerativa. Il gruppo, inoltre, punta ad estendere la tecnica sviluppata sui topi ad animali più grandi, come le scimmie. Ciò richiederà, tuttavia, ancora molto lavoro, poiché i geni chiave per la riproduzione presenti in questi animali sono molto diversi da quelli dei topi.
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