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Luca Maurelli racconta il processo-beffa a Landolfi

Luca Maurelli racconta il processo-beffa a Landolfi

In Anatomia di un'ingiustizia l'odissea giudiziaria del politico

ROMA, 23 gennaio 2025, 16:27

Redazione ANSA

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(di Marzia Apice) LUCA MAURELLI, ANATOMIA DI UN'INGIUSTIZIA. IL PROCESSO A MARIO LANDOLFI (Guida Editori, pp.220, 18 euro. Prefazione di Alessandro Barbano). La storia di un'odissea giudiziaria, durata 16 anni, e del calvario privato e politico di un uomo "sopravvissuto alla giustizia" che ancora combatte la sua personale battaglia per la verità. Puntuale, schietto e con il pregio di una narrazione dal ritmo serrato, il libro "Anatomia di un'ingiustizia. Il processo a Mario Landolfi", firmato dal giornalista Luca Maurelli, colpisce per la capacità di andare in profondità nei meandri di una delle vicende giudiziarie più complesse e controverse degli ultimi anni. Con la prefazione di Alessandro Barbano, il volume ricostruisce il caso dell'ex ministro delle Comunicazioni, accusato di collusione con le cosche mafiose. Il racconto parte dal 2023, quando Landolfi, dopo aver reso pubbliche tutte le intercettazioni telefoniche di cui il Parlamento ha negato l'utilizzo e aver rinunciato alla prescrizione, deve arrendersi al verdetto della Cassazione che dichiara inammissibile il suo ricorso contro la condanna a due anni inflittagli dalle Corti di merito per la corruzione di un consigliere comunale "colpevole" di dimissioni a un mese dalla scadenza del civico consesso di Mondragone, sua roccaforte elettorale. Prosciolto dalle accuse di collusioni mafiose e di favoreggiamento, Landolfi viene quindi giudicato colpevole per il reato di corruzione. Politico di primo piano, approdato in Parlamento nel 1994 (prima presidente della Commissione di Vigilanza Rai, poi portavoce di Alleanza Nazionale, quindi ministro delle Comunicazioni negli anni del berlusconismo e della contrapposizione durissima con la sinistra e con le cosiddette toghe rosse), Landolfi vedrà la sua carriera affossata da quello che Maurelli definisce un "fatterello di paese", e la sua vita stravolta dalla gogna mediatica. Per l'autore il suo è un caso a dir poco emblematico dell'intreccio incestuoso tra politica e magistratura, ma soprattutto delle opacità della giustizia italiana, spesso incapace di rimediare ai propri errori, e del fenomeno del "pentitismo" di comodo, che riporta alla memoria la tragedia di Enzo Tortora. L'autore, oltre a ricostruire la carriera politica del protagonista (soffermandosi sulle battaglie anti camorra combattute in Campania, sua terra d'origine, testimoniate sia dal boss compagno di giochi giovanili di Landolfi, lo stragista Augusto La Torre, ma anche dal giudice Raffaele Cantone che per primo aveva affrontato e smantellato i terribili clan dei Casalesi), torna sulle vicende del "processo beffa", mostrandone, atti e fatti alla mano, tutte le incongruenze. "Il mio processo era esploso, mediaticamente, nel 2007, poi era andato spegnendosi, come se l'evidenza pubblica fosse giustificata solo dalla proiezione esterna, schiacciato dal processo Cosentino. Stranamente il mio è andato spegnendosi sui giornali, nonostante le premesse iniziali. Anche quello è un dato da guardare con sospetto, perché può diventare pericoloso, perché quando la stampa esercita una funzione di controllo, e non di scolo delle procure, avere un processo senza stampa non è positivo. Perché possono accadere delle cose che nessuno riporta. E a me sono accadute", spiega Landolfi nel libro. Una vicenda, la sua, come sottolinea Barbano nella prefazione, in cui "si possono riscontrare tutte le patologie del sistema giudiziario italiano, ma di cui non si parla nel dibattito pubblico".
   

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