(di Elisabetta Stefanelli)
Era il 20 giugno del 1974 quando la
casa editrice Einaudi mandò in libreria un romanzo monumentale,
La Storia di Elsa Morante, 719 pagine che l'autrice aveva
rigorosamente voluto in edizione tascabile e con in copertina la
foto in rosso e nero su fondo bianco del cadavere di un bambino
tra le macerie, per noi purtroppo ancora di drammatica
attualità. Morante, che era già una scrittrice affermata e nel
1957 aveva anche vinto il Premio Strega con L'Isola di Arturo,
dedica simbolicamente il suo nuovo romanzo agli analfabeti,
citando il poeta peruviano César Vallejo. Analfabeti letterari,
analfabeti sentimentali chissà. In tre mesi ne furono vendute
ben seicentomila copie ma lo scontro sull'opera più volte
definita - e a ragione - il più bel romanzo del secolo, andò
avanti a lungo sulle terze pagine di giornali che si
accaloravano sui contenuti, sullo stile, sul valore politico del
testo e persino sulla copertina che fu cambiata con l'immagine
di un bambino sempre tra le macerie, ma questa volta vivo e solo
in bianco e nero. Era del resto il pessimismo dell'opera una
delle questioni più discusse. Non si dibatteva solo ovviamente
sul libro di Elsa Morante ma su concezioni del mondo
contrapposte e la scrittrice, che amava definirsi ''poeta'',
aveva abbracciato una visione profondamente politica in un
romanzo dall'impianto tradizionale, punti di vista entrambi
rivoluzionari. Erano gli anni Settanta del resto, fatti di
sperimentalismo artistico, tra neoavanguardia e ricerca, ma
anche di rigore programmatico e La Storia contravveniva entrambi
questi paradigmi. Raccontava si della Seconda Guerra mondiale,
con le pagine meravigliose del bombardamento di San Lorenzo a
Roma, ma era un romanzo fondamentalmente scritto dal punto di
vista di una donna: quella Ida Ramundo senza ideologie ma con il
dolore della vita vissuta e vista dalla parte bassa di quella
Storia con la S maiuscola. Il trasformismo gradasso del primo
figlio di Ida, Nino, prima giovane balilla, poi partigiano,
infine contrabbandiere, incarnava questa visione sconsolata
dell'ideologia, molto femminile e quindi disturbante. Era una
vicenda tristemente umana, il dramma della solitudine,
dell'abbandono, della sopravvivenza, dell'improvvisazione
quotidiana e del rigore di una maestra che si trovava madre due
volte e due volte sola: la seconda poi per la violenza subita da
un soldato tedesco. Una Storia insomma che ha dimostrato il suo
essere un classico che va oltre il tempo anche con la
realizzazione della serie con la regia di Francesca Archibugi,
in onda su Rai 1 dall'8 al 23 gennaio 2024, con Jasmine Trinca,
Elio Germano, Asia Argento, Lorenzo Zurzolo, Francesco Zenga,
Valerio Mastandrea. Serie dell'anno ai Nastri d'argento per la
serialità, ha sbancato anche negli ascolti e su Rai Play dove è
ancora disponibile. "Avere la grandissima occasione di
raccontare con una voce di donna 'la Storia', che spesso invece
viene raccontata dagli uomini", è stata del resto anche la
ragione per le
quale Jasmine Trinca aveva accettato di subito di diventare la
protagonista de La Storia nella nuova trasposizione tv a 38 anni
da quella diretta per Rai2 da Luigi Comencini con Claudia
Cardinale.
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