"A 12 anni ho capito che non potevo
diventare un giocatore di football professionista. Ho sempre
vissuto circondato da artisti di valore e quella energia che ho
respirato è diventata rispetto per la mia famiglia e poi
entusiasmo, orgoglio. Ma la scelta finale è stata mia, non ho
avuto pressioni". Nell'arte la sua è una dinastia regale, non
responsabilità da poco chiamarsi Micheál Richardson se sei un
giovane attore, con la passione della sceneggiatura e il sogno
della regia. Classe '95, bellezza e carisma nel dna, con
naturalezza si racconta all'Ischia Global festival che lo elegge
attore emergente dell'anno: i suoi genitori sono Liam Neeson e
la compianta Natasha Richardson, della quale ha voluto prendere
il cognome.
"Un omaggio a lei ed anche la possibilità di potermi
affermare senza un confronto così diretto con mio padre",
spiega. E' anche il nipote di Vanessa Redgrave ("nonna
straordinaria, è ancora sulle scene!") e del regista Tony
Richardson, "discendiamo da artisti itineranti del 17/o secolo",
ricorda, insomma il destino era segnato. E' a Ischia con
l'anteprima di un film indipendente del quale è protagonista,
"On Our Way" sui demoni di un aspirante filmmaker, diretto
dalla giovane Sophie Lane Curtis. "E' una compagna di scuola.
Sono occorsi più di quattro anni per realizzare questo progetto,
con una troupe di ventenni. Ci abbiamo faticato, non tutto è
semplice come si crede", dice raccontando i tanti provini dopo
la formazione alla scuola di Lee Strasberg.
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