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Nella Biblioteca Zeri la mostra di Favelli 'Nuova Mixage Up'

Nella Biblioteca Zeri la mostra di Favelli 'Nuova Mixage Up'

L'iniziativa rientra nel programma di Art City Bologna 2025

BOLOGNA, 14 gennaio 2025, 15:48

Redazione ANSA

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Tante bottiglie dalle forme originali, allineate "in scala di colore", piene di distillati di ogni tipo, entranti negli anni non solo nelle nostre case ma anche nella cultura italiana dal Dopoguerra ad oggi. È questo il cuore di "Nuova Mixage Up", la grande installazione di Flavio Favelli presentata dalla Fondazione Federico Zeri e realizzata nella sala di lettura della Biblioteca Zeri nell'ex dormitorio delle novizie del convento rinascimentale di Santa Cristina, nel Dipartimento delle Arti dell'Università di Bologna. La mostra rientra nel programma di Art City Bologna 2025 in occasione di Arte Fiera, ed è patrocinata dall'Università di Bologna - Alma Mater Studiorum con il supporto di Hera.
    "Ci è sembrata un'opportunità interessante e stimolante ospitare nella nostra biblioteca un'opera contemporanea che dialoga idealmente con i libri di Zeri, che tra l'altro durante la sua lunga carriera di studioso ha avuto contatti con molti artisti. Mi fa inoltre particolarmente piacere essere coinvolto in questo progetto, che vorremmo proseguisse anche per le prossime edizioni di Art City ospitando nuovi artisti alla Fondazione Zeri", dice Andrea Bacchi, direttore della Fondazione Federico Zeri, che ha fatto gli onori di casa con rettore dell'Alma Mater e presidente della Fondazione, Giovanni Molari.
    L'installazione è formata da una serie di grandi scaffali in legno contenenti 216 bottiglie di liquori, di forme e dimensioni diverse, raccolte nel corso degli anni dall'artista. Quelle esposte sono bottiglie che Favelli colleziona da molti anni.
    "Sono bottiglie di superalcolici italiani dalle quali ho rimosso le etichette - spiega l'artista - che dal Dopoguerra in poi hanno avuto una grande fortuna". Sugli scaffali, ad esempio, ci sono diversi superalcolici diventati famosissimi, come la Pera Williams, altri dai nomi evocativi, come la Grappa della Steppa, oltre a tanti meno noti.
    "Voglio raccontare la storia di uno dei grandi miti, quello dei liquori che pensavamo ci scaldassero il cuore, invece fanno malissimo", sorride l'artista. Dal whisky, con il quale sono stati sterminati i nativi americani, al vino, protagonista delle celebrazioni eucaristiche, l'alcol non manca mai nella cultura occidentale e "anche le bottiglie - fa notare l'artista - si intrecciano in questa idea della nostra grande storia che stiamo faticosamente riguardando e rimasticando".
   

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