Barbara Berlusconi non scenderà in campo, come fece il padre trent'anni fa. La figlia del Cavaliere, appena nominata nel consiglio d'amministrazione della Fondazione della Scala di Milano, nega che la politica sia "nelle sue intenzioni". Lo rivela all'ANSA e stoppa così i rumors alimentati di recente dal suo attivismo su temi caldi come la giustizia e il futuro di Milano. E proprio nel giorno in cui la terzogenita di Berlusconi incontra il governatore Attilio Fontana per fare il punto sul suo nuovo ruolo, arriva la frenata.
"Ho ringraziato il presidente Fontana per la fiducia che mi ha accordato", spiega. Il suo nome è stato infatti indicato dalla Regione Lombardia. Ma Barbara chiarisce: "Le ricostruzioni di alcuni organi di informazione non rispecchiano le mie intenzioni. E sono, dunque, prive di fondamento".
Di recente non erano passate inosservate le sue prese di posizione. Inaspettate. A settembre sulla mancata ristrutturazione dello stadio San Siro, a gennaio applaudendo alla separazione delle carriere nel giorno del primo ok alla Camera e poi contro l'inchiesta sul caso Almasri bollata come "giustizia a orologeria". Nel frattempo il partito fondato dal padre alza l'asticella e punta al 20% dei consensi. Un traguardo da centrare alle elezioni politiche del 2027. Lo ribadisce Antonio Tajani che rilancia FI e ricorda con orgoglio: "In tanti hanno intonato il nostro De profundis ma noi siamo qui. Alle ultime europee abbiamo raggiunto il 10% e il 20% è a portata di mano". Il segretario e vicepremier parla ai 'suoi', nella segreteria convocata a Montecitorio, perché (anche) altri intendano.
Ed elencando le strategie per arrivarci, le sintetizza così: più presenza sul territorio, più azione e priorità. Tra queste cita il taglio dell'Irpef, lo ius scholae e la riforma della giustizia. E almeno nelle prime due, implicitamente Tajani segna la distanza con gli alleati. Con la Lega innanzitutto, che da giorni spinge per la rottamazione delle cartelle fiscali e annuncia una proposta ad hoc. Il leader di FI insiste, invece, sulla riduzione dell'Irpef dal 35 al 33% e alzando la soglia dei redditi a 60 mila euro: "Poi c'è anche la rottamazione, ma questa è la priorità", sottolinea.
Per non parlare della riforma della cittadinanza, che FI ha cavalcato per tutta l'estate fino all'incidente diplomatico rischiato a Pontida quando i giovani della Lega sfidarono l'alleato con lo striscione "Tajani scafista" e il "Vaffa" urlato al vicepremier forzista. Per Tajani l'impegno resta, convinto che lo ius scholae sia la risposta al rischio di "una bomba sociale". Il segretario cita poi l'altra priorità: la riforma della giustizia di berlusconiana memoria ma nega che sia "un'offensiva" contro le toghe e apre al confronto: "Ho apprezzato le parole del nuovo presidente dell'Anm e credo che la volontà di dialogare debba essere accolta", riferendosi alla mano tesa di Cesare Parodi.
Tajani approfitta per ricordare ai 'suoi' il profilo del partito: "Siamo europeisti e siamo nel Ppe". Non a caso annuncia ufficialmente che si ricandiderà alla vicepresidenza dei Popolari europei. E conferma i valori cristiani degli azzurri anche se aggiunge, quasi a prevenire facili critiche: "Non abbiamo la sindrome del sacrestano né del campanaro o del chierichetto". Caratteristiche che fanno di FI il garante di "stabilità, equilibrio e serietà" nel governo e nel Parlamento, tanto da assicurare che l'esecutivo andrà avanti fino al 2027.
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