Finalmente la tregua.
A Gaza sono da poco passate le 8.30 del mattino e sono gli spari in aria, come segnale di giubilo, a confermare la notizia anche se in realtà il vero cessate il fuoco arriverà tre ore dopo. Ci sono lacrime di felicità, ma miste all'incertezza, perché resta il timore che questa fine possa non essere davvero la fine della guerra e dell'incubo.
Adesso a Gaza si corre a cercare il proprio futuro sotto le macerie: l'istinto porta a tornare alla propria casa, per vedere ciò che ne resta. Nella gran parte dei casi si troverà solo distruzione, eppure è lì che si vuole tornare, a cercare il proprio tetto.
E poi la speranza di ricongiungersi a coloro da cui la guerra ha separato, un sogno quasi che i familiari e gli amici di sempre siano ancora vivi e da riabbracciare. Ma anche per ciò che resta di quei legami si torna alle macerie, per recuperarne i brandelli.
Mohamed Dahman, padre di 5 figli che da più di otto mesi vive in una tenda nella città occidentale di Khan Yunis si dice ancora incredulo per essere sopravvissuto, insieme alla sua famiglia, a così tanti attacchi: ha perso la sua casa nel nord di Gaza City e non ha fretta di tornare indietro. Soprattutto ancora non è sicuro che questa sia davvero la fine della guerra.
"Non so se questo trauma passerà mai", ha detto, affermando che in questo momento non è ancora in grado di immaginarsi il futuro. Non sa ancora quando potrà tornare a vivere in una casa vera. E poi le sigarette... Mohamed non ne fuma una da più di un anno: "In questo momento vorrei fumare una sigaretta e bere tazza di caffè". Dall'inizio della guerra infatti le sigarette a Gaza non si trovano, con gli aiuti non entrano.
Meno di 100 camion di aiuti umanitari hanno attraversato oggi il valico di Kerem Shalom entrando nella Striscia e moltissimi a Gaza vogliono le sigarette più di ogni altra cosa. In questi mesi non ci sono state nemmeno le sigarette, per riempire i vuoti, per gabbare l'angoscia, per scacciare gli incubi.
"Quindici mesi di guerra mortale e atroce, siamo mentalmente danneggiati, non sappiamo quando smetteremo di affrontare gli incubi di notte. Niente tornerà come prima, non posso tornare nello stesso quartiere e non riesco più a immaginare che così tanti parenti e amici non siano sopravvissuti o siano ancora dispersi", dice Saeed Al-agha, della città di Khan Yunis, sfollato cinque volte dall'inizio della guerra, e che ora vive in una tenda con la sua famiglia allargata. Non ha fretta di tornare nella stessa casa nella città di Khan Yunis, confida.
Eppure Saeed è fortunato, è tra i pochi la cui casa è ancora in piedi, con danni moderati, ma ancora vivibile. La famiglia però ha deciso di non tornare, vogliono aspettare di essere sicuri della fine della guerra.
Hassan Ashour ha invece perso la sua casa durante la guerra e ora vive nella città di Der-Albalah nella zona centrale della Striscia, insieme alla moglie e ai due figli. Lui da Gaza adesso vuole andare via: sta aspettando il momento in cui il valico di Rafah verrà aperto per permettere alle persone di partire. "Ho bisogno di almeno un anno fuori dalla Striscia di Gaza per guarire dal trauma della guerra", ha detto. E Gaza "ha bisogno di almeno 20 anni per tornare a essere un posto normale in cui vivere".
Il ministero degli interni di Hamas ha pubblicato questa mattina una dichiarazione in cui afferma che le forze di polizia e gli impiegati del governo saranno distribuiti in tutte le aree e manterranno la sicurezza e gestiranno la situazione dopo la guerra. E la gente di Gaza ha iniziato a vedere la polizia in uniforme comparire nelle strade delle principali città e tra gli sfollati, così alcuni si sono chiesti dove si nascondessero queste persone durante la guerra e come mai abbiano ancora jeep e armi.
Intanto per strada si offrono anche dolci, "aspettiamo di poter tornare al nord per vedere in che condizioni sono le loro case", riferiscono all'ANSA alcuni residenti. Molti sono corsi nei mercati per procurarsi cibo, dopo l'arrivo di più di 250 camion di merci e aiuti umanitari. Gioia, speranza, ma anche rabbia: siamo "arrabbiati con Hamas per ciò che ha fatto causando migliaia di morti".
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