Luci ed ombre dello smart working,
tra "aspetti positivi, o problematici in termini di benessere
fisico, sociale e psicologico", e "resistenze culturali, o
inedite aperture": a parlarne sono gli stessi addetti, sia
pubblici sia privati, protagonisti della 'Indagine nazionale
sullo smart working 2020: capire il presente per progettare il
futuro", promossa dall'associazione datoriale Cifa, dal
sindacato Confsal e dal fondo interprofessionale Fonarcom e
realizzata dal Centro studi InContra, nell'ambito
dell'iniziativa #IlLavoroContinua, che verrà presentata domani
24 giugno, alle ore 14,30, sulla piattaforma
www.illavorocontinua.it. In base agli esiti dello studio si
apprende che "oltre l'80% dei soggetti intervistati si sono
mostrati favorevoli all'introduzione di sistemi di valutazione
sul raggiungimento dei propri obiettivi lavorativi. Questo, a
parere dei lavoratori, innescherebbe logiche meritocratiche,
spesso trascurate,e favorirebbe una maggiore spinta
motivazionale, ma viene percepito come un pericolo a causa
della mancanza di fiducia nei confronti dell'azienda e dei
possibili valutatori. Non solo c'è poca fiducia, ma c'è anche la
percezione di una cultura aziendale non pienamente al passo con
i tempi", si sottolinea. A discuterne domani saranno, tra gli
altri, il presidente di Cifa e di FonARCom Andrea Cafà, il
consulente del Lavoro e presidente Centro studi InContra
Salvatore Vigorini, il segretario generale Confsal Angelo
Raffaele Margiotta, il componente del Cda dell'Inail Cesare
Damiano ed il presidente della Fondazione studi consulenti del
lavoro Rosario De Luca.
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