(ripetizione corretta)
"Il factoring è un settore sano, con
un livello di crediti deteriorati inferiore (2,7%) a quello
delle banche (3%) se si esclude il falso positivo rappresentato
dai crediti deteriorati verso la P.a.". E' quanto afferma il
segretario generale di Assifact Alessandro Carretta in una
conversazione con l'ANSA sottolineando come "purtroppo la
normativa europea sulla definizione di default non riconosce in
pieno le specificità dei crediti commerciali, che sono diversi
da quelli finanziari, e penalizza così il factoring, richiedendo
un assorbimento di capitale innaturale (perché connesso a un
rischio di default che non si manifesta nel caso del settore
pubblico) a svantaggio finale delle imprese, in termini di
disponibilità e costo del credito".
Il segretario generale dell'associazione ricorda che "il
factoring continua ad essere, in base ai dati 2024 e alle
previsioni per quest'anno, la soluzione ai problemi di gestione
del capitale circolante delle imprese. Oltre 250 miliardi di
euro di crediti acquistati nei primi 11 mesi dello scorso anno,
con una chiusura del 2024 in linea con le attese; +2-3% di
crescita attesa nel 2025, sulla base degli attuali scenari di
andamento del Pil, di cui il factoring rappresenta ben il 14%.
Nel caso dei crediti vantati dalle imprese verso la Pa,
l'intervento del factoring consente a quest'ultima di conciliare
tempi di pagamento ancora molto lunghi (mediamente circa 140
giorni!) con le esigenze di liquidità delle imprese fornitrici,
assicurando così la continuità delle forniture di beni e servizi
pubblici essenziali al paese".
"L'industria del factoring - conclude - è al fianco di Mef e
Banca d'Italia per risolvere" il problema delle norme Ue "ed
evitare effetti negativi per le imprese ed il paese".
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