(di Paolo Levi)
Francois Bayrou alla prova delle
pensioni. A quasi tre settimane dal suo insediamento a Palazzo
Matignon, il premier francese è atteso in Parlamento per il suo
discorso di politica generale. Secondo gli osservatori, il
centrista di 73 anni - il cui compito è oggi quello di dare alla
seconda economia della zona euro una legge di bilancio per il
2025 senza incappare nel voto di sfiducia come accaduto al suo
predecessore Michel Barnier - "si gioca la partita della vita".
Sul tavolo, non c'è solo l'avvenire del suo fragile governo. Ma
anche quello di una Francia lacerata dalle divisioni e con
un'Assemblea Nazionale perfettamente spaccata in tre blocchi
contrapposti. Alla ricerca di un'intesa con la sinistra per
scongiurare la caduta del suo esecutivo, Bayrou valuta
addirittura la possibilità di "sospendere" la contestatissima
riforma previdenziale fortemente voluta dal presidente Emmanuel
Macron, e adottata appena due anni fa con un colpo di forza del
governo in parlamento.
La mossa consentirebbe al nuovo premier di aggiudicarsi il
sostegno di almeno una parte della gauche, con però il rischio
di perdere quello della destra Républicains. Anche alla vigilia
dell'intervento dinanzi ai deputati riuniti al Palais Bourbon -
previsto domani alle 15 -, Bayrou ha moltiplicato contatti e
trattative. "Se ci sarà un grande progresso sulle pensioni,
questo varrà un accordo di non sfiducia", ha assicurato il
segretario comunista, Fabien Roussel, intervistato da radio
Rtl. I socialisti chiedono che lo stop sia effettivo già
dall'inizio del nuovo previsto ciclo di negoziati sulla riforma,
prevista per sei mesi con l'apporto di sindacati e sigle
sociali. Se la pausa fosse tecnicamente fattibile, ciò
significherebbe che i lavoratori nati nel 1963 potrebbero andare
in pensione a 62 anni e 6 mesi (con 42 anni e un trimestre di
contributi) invece che a 62 anni e 9 mesi (42,5 anni). Ma
l'ipotesi di mettere la cosiddetta "madre di tutte le riforme"
in standby divide il campo presidenziale. Alcuni come la
presidente dell'Assemblea Nazionale, Yaël Braun-Pivet, si
mostrano aperti. Altri sono invece contrari, timorosi
soprattutto per il costo stimato a circa 3 miliardi di euro per
il solo 2025.
Dopo aver incontrato in mattinata i sindacati agricoli e i
presidenti di Camera e Senato, Bayrou ha ricevuto il segretario
socialista Olivier Faure. Da parte sua, la France Insoumise di
Jean-Luc Mélenchon (Lfi, sinistra radicale) ha già fatto sapere
che presenterà comunque una mozione di censura. Anche se questa
volta il sostegno del Rassemblement National (Rn) all'iniziativa
della gauche radicale, come accaduto a fine anno per la sfiducia
a Barnier, appare improbabile almeno nei prossimi giorni.
Intervistato da Rtl, il segretario Rn Jordan Bardella ha
tuttavia avvertito che "le stesse cause implicheranno le stesse
conseguenze". Di qui, la necessità per Bayrou di ottenere il
massimo di sostegno in parlamento ed evitare di fare la stessa
fine del suo predecessore.
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