ISRAEL JOSHUA SINGER, ''ACCIAIO CONTRO ACCIAIO'' (ADELPHI, pp. 240 - 16,00 euro - Traduzione di Anna Linda Callow).
''Alto, muscoloso, con una cicatrice irregolare che scendeva dalla fronte alla tempia, il soldato Binyamin Lerner della fanteria dello zar camminava a passo svelto per le vie di Varsavia equipaggiato di tutto punto''. Inizia così questo romanzo, in piena prima guerra mondiale, e finisce nel 1917 col protagonista che, dopo i colpi di cannone dell'incrociatore Aurora contro il Palazzo d'Inverno, va all'assalto con gli altri rivoluzionari a San Pietroburgo. Israel J. Singer, grande narratore yiddish (1893-1944) e autore tra l'altro di ''La famiglia Karnowski'' e ''Yoshe Kalb'', fratello del premio Nobel per la letteratura Isaac B.
Singer, racconta così la vicenda di un uomo che cerca di non farsi travolgere dalla violenza della storia, opponendo metaforicamente acciaio a acciaio, e che da suddito diventa persona che agisce per rabbia, esasperazione e presa di coscienza, partecipando alla rivoluzione russa. Uno dei libri più potenti da riscoprire in questi anni di centenario della Grande guerra.
Lerner è reduce da nove mesi passati sul fronte galiziano, deve presentarsi in caserma, ma viene distratto da folla multicolore di Varsavia e dai ragazzi e ragazze che fanno il bagno nella Vistola, si butta in acqua anche lui, si addormenta e quando si risveglia capisce di essere ormai considerato un disertore e quindi si rifugia a casa di uno zio dove è anche sua cugina Gitta, da sempre innamorata di lui, ma che ora dovrebbe sposare un ricco ebreo, per salvare dalla rovina il padre, speculatore sventato. Lerner, che dopo una magica notte capisce di essere il vero ostacolo per Gitta a queste nozze, abbandona quindi la casa sicura e riattraversa Varsavia. E ancora una volta Singer coglie l'occasione per descriverci un'umanità molteplice e variopinta fatta di mendicanti e affamati, reduci feriti e operai, criminali e ricche carrozze, cortei funebri e nuziali, ufficiali e ''donnine allegre che ogni tanto perdevano una piuma di struzzo'' mentre il nemico, i tedeschi stanno arrivando con i loro elmetti col chiodo al centro. Sono pagine di ineffabile potenza e vividissime, sono in fondo l'emblema di un mondo confuso, quasi un verminaio sull'orlo di un baratro.
Tutto questo, minatori disperati accanto a giovani nobili in miseria, Lerner lo ritrova nelle baracche dove vive lavorando con loro alla ricostruzione del ponte sul fiume fatto saltare.
E' lì che scopre la pazienza, la forza interiore, la religiosità di un gruppo di ebrei ortodossi dai lunghi capelli, ma una rivolta lo costringerà a fuggire di nuovo, rincontrerà Gitta, si riameranno e si riperderanno. Il mondo che ci racconta Singer, con bel ritmo coinvolgente e lasciando senza respiro il lettore di queste pagine sorprendenti, è in subbuglio, la guerra non fa che accrescere la confusione, il malessere, l'abbrutimento degli esseri umani, quando ognuno si trova costretto o sceglie di pensare solo a se stesso. Lerner vagabonda, cerca di sopravvivere, feriti e morti sono ovunque e i vincitori del momento cercando di godersi l'attimo, si danno a bagordi e orge, lui finisce in prigione dove si organizza una rivolta e lo sciopero della fame e i socialisti sono i più attivi. Un giorno riesce a scappare e fugge sino a ritrovarsi nell'atmosfera incandescente di San Pietroburgo dopo l'assalto fallito del generale Kornilov, col popolo che si riversa nei quartieri ricchi e lui che viene armato e come ex militare messo alla guida di un gruppo di rivoluzionari. Ai primi colpi di cannone, agitando il fucile urla ''Avanti!'', lanciandosi a testa bassa verso il Palazzo.
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