(di Bianca Maria Manfredi)
Zorro, di Antonio Latella, è "uno
spettacolo sulla povertà, emergenza sempre più forte nella
Milano in cui abitiamo" secondo Claudio Longhi, il direttore del
Piccolo teatro dove sarà in scena da domani al 16 febbraio.
D'altronde il Piccolo è stato inaugurato nel 1947 con lo
spettacolo 'L'albero dei poveri', ed è quindi la perfetta sede
per affrontare un tema che diventa sempre più urgente.
L'idea di Zorro è venuta a Latella dopo che a Bologna ha
visto dei clochard con la maschera di Zorro: un supereroe che
lavora per gli oppressi impersonato dagli oppressi. "Con Antonio
- ha spiegato Federico Bellini, che col regista ha scritto il
testo - abbiamo iniziato un lavoro sui supereroi, che rendono
conto di una mancanza della società, nascono per risarcire
alcune istanze" come appunto abusi e povertà.
Una prima volta lo spettacolo è andato in scena nel 2021 a
Cottbus, in Germania, come parte di un dittico insieme a Wonder
Woman (basato sulla sentenza per uno stupro di gruppo, in
programma al Piccolo a maggio). Ora arriva il debutto italiano
con un allestimento totalmente diverso grazie alle scenografie
di Annelisa Zaccheria.
Sono quattro i protagonisti di Zorro: povero, poliziotto,
muto e cavallo, con i quattro attori che si scambiano i ruoli in
ciascuno dei sette 'episodi' o meglio sette 'quadriglie' che
compongono il lavoro, ciascuna conclusa "con una scivolata
sull'ultima lettera dell'alfabeto" ha spiegato Latella. Il tema
della povertà è esplorato utilizzando registi diversi, dal
teatro dell'assurdo di Becket a Brecht, al cabaret, con lo
spirito anche di "Stanlio e Olio e di Chaplin che ci facevano
ridere con la povertà ma alla fine riuscivano a creare un corto
circuito". Anche i quattro attori sono in fondo un 'excursus',
in questo caso dei registri praticati nella sua carriera da
Latella: da Paolo Giovannucci, suo compagno di militare attore
nei suoi primi lavori, a Isacco Venturini "nuova leva, con un
nuovo modo di guardare al teatro" ha osservato.
Quattro attori che ogni sera 'suoneranno' il copione come
fosse una partitura jazz, sempre con sfumature diverse. Uno
spettacolo 'giusto' per Milano ora.
"Milano è una città meravigliosa, è uno straordinario luogo
di cultura e possiede davvero tante cose che, purtroppo, in
altre città italiane non esistono. Tuttavia negli ultimi anni,
per lo meno a mio avviso - ha concluso -, sta operando una
selezione basata sul portafoglio: può viverci chi ha un buon
reddito, altrimenti non ce la si fa. A Milano con uno stipendio
mensile di 1.200 euro si è poveri, anche se si lavora
regolarmente otto ore al giorno: è intollerabile".
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