PABLO TRINCIA, COME NASCONO LE STORIE
(ROI EDIZIONI, PP. 192, EURO 19.90)
Ricordi personali, descrizioni di terre lontane, cronaca e
consigli per aspiranti storyteller. "Come nascono le storie",
saggio e diario intimo, uscito per Roi edizioni, esplora ogni
angolo dell'arte del narrare. Pablo Trincia, giornalista,
scrittore, podcaster, definisce la pagina "un profondo abisso
bianco" e sottolinea che scrittura e organizzazione vanno a
braccetto; eppure non è sempre facile scavalcare l'ostacolo del
foglio immacolato.
A tal proposito, Trincia tratteggia una giornata tipo: "Il
cielo fuori è carico di nuvoloni neri. E ora sono qui, davanti
allo schermo bianco e alla barra del cursore che lampeggia
inesorabile, scandendo il tempo che passa, e mi sento
miserabile, scazzato, banale, stanco, irrequieto, solo". Metodo
che ciascun romanziere dovrebbe seguire è quello di Stephen
King: "immenso narratore", che scrive "sei pagine al giorno,
tutti i santi giorni".
Al di là del tempo e della concentrazione, cos'altro serve
per svolgere al meglio il mestiere? "Narrare significa
innanzitutto amare. Se non amiamo una storia non potremo mai
raccontarla bene", spiega Trincia. Un abile narratore "sa come
farci appassionare a una persona, o a un luogo, o a una storia
di cui nemmeno sospettavamo l'esistenza e di cui non sapevamo di
averne bisogno", continua. Trincia precisa che compito di ogni
creatore di storie è far vivere al lettore "un'esperienza
sensoriale ed emotiva", e poi "far vedere le cose da una
prospettiva diversa", "far riflettere", ricordare a chi legge
"quanto è magico usare l'immaginazione". E aggiunge: "Lo
storytelling è uno dei bisogni primari del genere umano. Non
serve solo a incantarci, a farci sognare, a evadere. Serve a
insegnarci tutto quello che dobbiamo sapere per non rimanere dei
semplici organismi che si limitano a trascorrere decenni su un
pianeta mangiando, dormendo e riproducendosi".
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