MASSIMO CROSTI, NITTI INTERPRETE DEL
NOVECENTO (EDITORIALE SCIENTIFICA, PP XXII-218, EURO 16)
Di Francesco Saverio Nitti anche il più vasto pubblico
conosce l'attività di statista, come ministro dei governi
Giolitti e come presidente del Consiglio in uno dei momenti più
complessi della storia dell'Italia unita, tra il giugno 1919 e
il giugno 2020. Di lui sono note la preveggenza sui grandi
avvenimenti internazionali, come le nefaste conseguenze della
pace di Versailles, o la necessità di una integrazione degli
Stati europei per superare la crisi del Vecchio Continente. Un
pubblico più ristretto conosce l'attività pubblicistica
meridionalistica e soprattutto la sua produzione scientifica,
che lo rese conosciuto in tutta Europa con il suo testo di
Scienza delle Finanze, grazie al quale godeva all'estero
l'autorevolezza come statista sconosciuta ad altri uomini
politici italiani. Un libro del professor Massimo Crosti -
presentato nei giorni scorsi all'Istituto dell'Enciclopedia
italiana da Giuliano Amato, Francesco Barbagallo, Simona
Colarizzi e Stefano Rolando - integra questi dati storiografici
ponendo attenzione all'elaborazione teorica di Nitti in campo
politico, e in particolare sulla democrazia.
Due i testi teorici su cui Crosti pone attenzione: "La
legislazione sociale in Italia e le sue difficoltà",
appartenente al primo periodo, quando Nitti era attivamente
impegnato in politica; e "La Democrazia", degli anni Trenta,
durante il suo esilio. Se alla prima elaborazione corrisponde il
disegno di legge per allargare il suffragio universale alle
donne (il ddl passò alla Camera ma, dopo la caduta del governo
Nitti non fu approvato al Senato), nella riflessione del secondo
periodo emerge la consapevolezza che "i sistemi democratici si
sono affermati e sono destinati ad estendersi sempre più
largamente, in quanto rispondono a una necessità di esistenza
delle società contemporanee" a partire da quella di intervenire
sulle disuguaglianze negative, vale a dire le disuguaglianze
delle opportunità.
In questo senso il rilievo fondamentale che Nitti attribuisce
per una democrazia al fatto che le donne godano pieni diritti
politici e sociali si riallaccia all'elaborazione del primo
periodo e si lega a due elementi che consentono la tenuta di un
sistema democratico: che tutti i cittadini non solo siano uguali
davanti alla legge, ma che si percepiscano tali; e che vi sia
"un gran numero di uomini di condizione media", mentre laddove
vi sia una fascia stretta di ricchi e un numero esteso di
poveri, la democrazia entra in crisi.
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