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Amerikatsy, favola armena in corsa per l'Oscar

Amerikatsy, favola armena in corsa per l'Oscar

Il film di Goorjian racconta l'Armenia sovietica staliniana

ROMA, 18 gennaio 2025, 19:19

Francesco Gallo

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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'Amerikatsy' di e con Michael Goorjian - in sala con Cineclub Internazionale Distribuzione e nella short list degli Oscar per l'Armenia - è una bella favola di resistenza e di amore per questo paese ambientata durante il tragico periodo sovietico staliniano.
    "Di solito i film sull'Armenia si concentrano su quell'evento cruciale che è stato il Genocidio, ma in realtà è limitante raccontare la cultura e la vita di un paese intero limitandosi a quel capitolo tragico - dice il regista armeno-americano -.
    Musica, cibo, passione, generosità, amore per la vita.
    Amerikatsi celebra tutto questo e racconta al mondo aspetti e sfaccettature dell'Armenia, che sin dalla mia giovinezza avevo desiderio di scoprire".
    Protagonista del film Charlie (interpretato dallo stesso Goorjian), scappato al genocidio armeno nascondendosi in un camion diretto negli Stati Uniti. Ma, come molti altri rifugiati, soffre molto di nostalgia del suo Paese e così nel 1948 rimpatria in Armenia, dove viene accolto dalla dura realtà del Comunismo Sovietico nel periodo staliniano.
    Lo spirito armeno è ormai soffocato dall'integralismo marxista e Charlie viene addirittura arrestato ingiustamente da un comandante russo, Dmitry, solo perché geloso di sua moglie Sona.
    Messo in isolamento perché non contamini con il suo 'cosmopolitismo' gli altri prigionieri, come le stesse guardie carcerarie, Charlie che per il suo modo di essere viene soprannominato in carcere 'Chaplin', non si lascia abbattere da nulla. Scopre così che dalla finestrella dentro la sua cella può osservare l'appartamento di fronte con la giovane coppia che ci abita, Tigran e Ruzan.
    La vita di questa famiglia diventa per lui come una serie tv da seguire e imitare. Charlie è sempre lì in finestra ad osservare cosa fanno Tigran e Ruzan che diventano lentamente quella famiglia armena che non ha mai avuto, per lui comunque il modo più diretto per immergersi in quella cultura in cui ci sono le sue radici.
   

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