E' iniziata da corso Italia 12, da
dove il 20 gennaio 1944 furono prelevate a forza Rosa Elia
Baruch ed Enrichetta Baruch Polacco, la posa di 18 nuove pietre
d'inciampo lungo le vie di Trieste. L'iniziativa, promossa dalla
Comunità ebraica con Comune, Aned e liceo classico e linguistico
Petrarca, proseguirà in un itinerario a tappe per ricordare le
vittime della Shoah e per far fronte "ai rigurgiti di
antisemitismo".
Con le nuove 18, ha ricordato il presidente della Comunità
ebraica, Alessandro Salonichio, le pietre d'inciampo installate
a Trieste raggiungono quota 131, cifra che rappresenta "ancora
una piccola parte di tutti gli ebrei deportati". Rosa ed
Enrichetta, madre e figlia, vennero portate via insieme a decine
di anziani ricoverati all'Ospizio israelitico Gentilomo. Furono
uccise al loro arrivo ad Auschwitz. "A 80 anni dall'apertura di
quei cancelli la grande responsabilità che abbiamo tutti noi è
di portare avanti la memoria e il ricordo di ciò che è stato",
ha detto Salonichio. "Ora ci troviamo in una situazione che
riteniamo altrettanto pericolosa e che vede la crescita del
fenomeno preoccupante dell'antisemitismo che si nasconde dietro
altre facce".
"Assistiamo - ha denunciato il presidente del Friuli Venezia
Giulia, Massimiliano Fedriga - all'aumento di rigurgiti
antisemiti a livello europeo che investono troppo spesso anche
la comunicazione, nella quale, attraverso stratagemmi, vengono
insinuati messaggi feroci contro il popolo ebraico e contro
Israele, cui va ribadita invece la nostra vicinanza, con forza,
senza ambiguità e senza giustificazione verso i terroristi che
quel 7 ottobre trucidarono innocenti in quanto tali".
Anche il rabbino capo di Trieste, Alexander Meloni, ha
sottolineato "il ritorno dell'antisemitismo e dell'antisionismo"
e in riferimento alla tregua a Gaza ha ribadito, a margine, di
essere "estremamente pessimista, dato che Hamas con questo
accordo imposto a Israele si comporta come avesse vinto", "non
credo che arriveremo alla fine del processo". Fedriga ha quindi
auspicato che rispetto all'accordo "non ci siano misure di
rallentamento da parte dei terroristi di Hamas. Serve una
stabilizzazione che non può che portare alla perdita di ruolo
decisionale e potere da parte di Hamas".
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