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Due cresime e bucce di patate per sopravvivere nei lager

Due cresime e bucce di patate per sopravvivere nei lager

Salvatore Muscas deportato in Lituania, a lui la medaglia d'oro

CAGLIARI, 27 gennaio 2025, 19:59

Stefano Ambu

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Per sopravvivere nei campi di concentramento nazisti ha mangiato anche bucce di patate. È una frase che amava ricordare ai figli quando magari qualcuno si lamentava di avere un po' di fame. Era arruolato nella Marina militare italiana. E dopo l'8 settembre era diventato nemico di Hitler e Mussolini. Nel 1943 è stato prelevato dai tedeschi a Portoferraio insieme agli altri uomini del suo reparto. E per due anni è sparito: prigioniero in tre campi di concentramento tra Germania e Lituania.

Salvatore Muscas, classe 1918, cagliaritano di Sant'Avendrace, poi era riuscito a tornare. A lavorare e a mettere su famiglia, moglie e tre figli. A 33 anni dalla morte, prigionia e sofferenza sono state ricordate a Cagliari, nel Giorno della Memoria, con la consegna, da parte del prefetto Giuseppe Cataldo, della medaglia d'onore conferita dal presidente Mattarella ai figli Antonella e Sergio. Con i familiari Salvatore non amava ricordare quei due anni terribili, vissuti con la paura che ogni giorno potesse essere l'ultimo.

Raccontava e ricordava sempre la fame di quei giorni. Con quella frase in cagliaritano che il figlio sa a memoria. "La fame? Era quella del campo di concentramento: lì mangiavo la buccia delle patate". Si ricordano degli aneddoti. Salvatore aveva imparato in fretta l'arte della sopravvivenza. "Si era fatto cresimare due volte in due diversi campi di concentramento", raccontano i figli. Anche un modo, per quanto possibile, di intenerire i tedeschi. E continuare a lasciarlo lì, in posizione (per modo di dire) privilegiata: lavorava in cucina e pelava le patate. Non buttava niente, però. Era diventato amico del cuoco. E anche questo era fondamentale in un posto nel quale era importante tenersi su per continuare a resistere.

È stato il nipote, dopo un viaggio a Cracovia, a ricostruire attraverso le ricerche dei nomi dei prigionieri percorso e luoghi del calvario di Salvatore: due lager in Germania e uno in Lituania. Quando è tornato in Sardegna ha lavorato sino al 1959 alla Semoleria di viale La Playa. Licenziato per aver aderito a uno sciopero perché, spiega la famiglia, anche nel posto di lavoro aveva continuato a lottare.

Ora il riconoscimento e la medaglia d'oro. "Meglio tardi che mai, sarebbe stato molto contento di ricevere questa onorificenza in vita", commentano i figli. Nel consegnare l'onorificenza, il prefetto Castaldo ha parlato di "un momento di grande emozione". "Ricordiamo uno degli eventi più tragici e terribili della nostra storia - ha sottolineato - Questa deve essere una giornata di impegno da parte di tutti, dalle istituzioni ai cittadini. Dobbiamo impegnarci affinché tutto questo non accada mai più. Vogliamo diffondere la cultura della memoria soprattutto tra i giovani che sono il nostro futuro".
   

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