Arriverà entro trenta giorni la
sentenza della Corte costituzionale sull'illegittimità della
legge regionale 5 del luglio 2024, la cosiddetta moratoria che
imponeva di bloccare per 18 mesi la realizzazione di impianti di
produzione di energia rinnovabile in tutta la Sardegna. Questa
mattina gli alti magistrati si sono riuniti per la prima udienza
pubblica, presieduta da Giovanni Amoroso, in cui si è cominciato
il dibattimento sulla norma, pur abrogata da un articolo della
successiva legge 20, che recepisce il decreto del ministro
Pichetto Fratin sulle aree idonee, approvata lo scorso 4
dicembre e già in vigore.
Il dibattimento è entrato nel vivo, dopo la decisione della
Corte di escludere dal procedimento gli interessi privati, come
quelli della RWE Renewables Italia, società energetica autrice
di una lettera di diffida al Consiglio regionale perché si
astenesse dal voto sul provvedimento.
L'avvocato della presidenza del Consiglio dei ministri, che
ha impugnato il provvedimento, ha ribadito i punti controversi
della norma regionale "che, sebbene transitoria, deroga rispetto
alla disciplina statale" e introduce "un divieto valevole
sull'intero territorio regionale che confligge con il principio
di massima diffusione delle fonti di energia rinnovabili". Oltre
al fatto che il "divieto provoca un danno a carico
dell'operatore che, nelle more del compimento delle procedure
per l'ottenimento dei titoli abilitativi, ha già sostenuto costi
tecnici e amministrativi ingenti". La decisione sulla legge già
abrogata è comunque obbligatoria ed è prevista entro un mese.
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