"Si rende necessario avviare un
percorso che individui alcune fattispecie di lavoro portuale tra
i lavori usuranti: per agevolare una quiescenza sostenibile dei
lavoratori, avviare un processo equilibrato di ricambio
generazionale, consentire a tutto il sistema della portualità di
affrontare le sfide dei prossimi anni con una maggiore capacità
di pianificazione anche organizzativa". Ancip (l'associazione
che riunisce le compagnie portuali), Assiterminal
(terminalisti), Assologistica (imprese di logistica), Assoporti
(autorità portuali) e Fise-Uniport (imprese portuali e terminal
crociere) proporranno insieme una norma sulla legge di bilancio
per riconoscere ai lavoratori portuali il lavoro usurante. "La
media anagrafica dei lavoratori portuali si eleva di anno in
anno in un mercato del lavoro e di scelte organizzative
aziendali che traguardano la transizione della digitalizzazione
dei processi operativi con una certa lentezza" affermano le
associazioni con una nota.
"Più del 50% dei lavoratori portuali - aggiungono - ha più
di 50 anni ed è evidente che questo fattore incida sia sul
ricambio generazionale (senza crescita il ricambio rallenta),
sia sulla capacità di riqualificazione dei profili professionali
(passare da modalità manuali a processi digitalizzati non è
facile) sia sulla capacità del personale di essere appealing sul
mercato del lavoro: inoltre buona parte delle attività tipiche e
storiche del lavoro portuale porta il lavoratore, nel tempo, a
dover essere reimpiegato in altre mansioni - difficilmente
individuabili - a causa delle problematiche indotte dal
perdurare di lavori notturni, lavori in quota, lavori fisici".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA