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Giubileo, il card. Zuppi: 'La speranza non è una scorciatoia'

Giubileo, il card. Zuppi: 'La speranza non è una scorciatoia'

In dialogo con la scrittrice Dacia Maraini

ROMA, 21 dicembre 2024, 11:56

Redazione ANSA

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I segni di speranza del nostro tempo alla luce dell'avvio del Giubileo è stato il tema al centro degli interventi del presidente della Cei, il card. Matteo Zuppi, e la scrittrice Dacia Maraini ospiti del programma "Alle porte del Giubileo" su Tv2000.

Il presidente dei vescovi italiani e la scrittrice partono dal motto del Giubileo 'Pellegrini di speranza'. "La speranza - osserva il card. Zuppi - non è un superamento dei problemi ma è entrare dentro i problemi e risolverli. Molte volte pensiamo che la speranza sia una scorciatoia. La speranza è affrontare il male, dentro il buio bisogna credere e cercare la luce". "Sono perfettamente d'accordo con il cardinale Zuppi - replica Dacia Maraini - La speranza è costruzione, non qualcosa di vago che casca dal cielo. Vuol dire affrontare i problemi con razionalità e intelligenza. In questo momento purtroppo c'è una cultura della disperazione, della rassegnazione, della passività. Chiudo le porte e non voglio sapere niente. Invece bisogna aprire le porte, guardare quello che succede nel mondo e affrontare i problemi".

Nel corso del Giubileo 2025 verranno canonizzati i beati Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati. "Entrambi - ricorda il card. Zuppi - nelle difficoltà hanno avuto un grande amore per il Signore. Chi cerca il Signore trova tutte le felicità. Il Papa parla infatti dei santi della porta accanto". "Oltre ad essere santi - dice la Maraini - sono dei modelli civili che andrebbero sempre meglio conosciuti. Vorrei dare loro un valore anche civile. Siamo tutti dentro una cultura cristiana ma non basta solo baciare il Crocifisso bisogna anche comportarsi bene. I valori cristiani sono anche valori laici: occuparsi dell'altro, essere generosi, avere fiducia nelle proprie idee".

"Il Giubileo della speranza ha molto da dire - conclude il card. Zuppi - ci insegna a riconoscere i poveri e soprattutto a guardarli con il cuore".

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