"La ragione di questo certo clamore risiede, secondo la mia opinione, soprattutto nel fatto che a rimarcare il confine tra corteggiamento e stalking sia stato un collegio giudicante tutto femminile, a cui quindi non si poteva certo addebitare un atteggiamento maschilista".
Così la presidente del Tar della Valle d'Aosta, Giuseppina Adamo, nel suo intervento scritto in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2025.
Il riferimento è alla sentenza con cui il
collegio presieduto da Adamo (Jessica Bonetto estensore) nel
dicembre scorso aveva annullato l'ammonimento del questore nei
confronti di un uomo che per mesi aveva tentato approcci
sentimentali nei confronti di una maestra che insegna nella
scuola delle proprie due figlie. Secondo il collegio giudicante
si era trattato di comportamenti "innocui e inoffensivi".
"Se questo - per la giudice - è l'aspetto più spendibile a
livello comunicativo, quello più problematico è quello del campo
applicativo della prevenzione. E una strumentazione utile, se
non indispensabile, che può essere affidata solo a funzionari
competenti ed esperti, a cui tocca la responsabilità del suo uso
accorto e prudente. L'insieme di queste misure, il cui tasso di
atipicità e di discrezionalità è necessariamente assai ampio
(dovendosi prevedere eventi futuri e non ricostruire fatti del
passato, come nell'attività investigativa), è però sempre più
messa in discussione dalla Corte europea dei diritti dell'uomo".
Per la presidente del Tar della Valle d'Aosta il ragionamento
è "fin troppo semplice ma chiaro: una misura 'afflittiva', anche
se formalmente amministrativa, è equiparabile a una pena e come
tale deve essere trattata. È questa visione panpenalistica di
cui bisogna tener conto, pur essendo lontana dalla nostra
tradizione".
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