"E' comprensibile il timore espresso
dai professionisti e dalle organizzazioni della dirigenza medica
e sanitaria dell'Azienda ospedaliera di Terni di vedere
vanificati gli sforzi fatti tutti insieme in questi tre anni per
far crescere l'ospedale ternano e consolidarne il ruolo di
Centro di riferimento nazionale e di insegnamento per l'alta
specialità": è quanto sostiene il direttore generale Maurizio
Dal Maso. Che in una nota commenta un documento intersindacale.
"L'ospedale, già ricco di altissime professionalità
universitarie e ospedaliere, e molte nuove ne sono arrivate dal
2016 in poi, negli ultimi anni - sostiene Dal Maso - ha compiuto
una vera rivoluzione organizzativa che lo ha portato ad
ottimizzare i costi e le risorse disponibili, efficientare i
percorsi di cura, aumentare la complessità della casistica
trattata, ma anche la qualità e la quantità delle prestazioni
erogate. E' aumentato non soltanto il fatturato ma il numero
degli interventi chirurgici eseguiti (oltre 18.500 nello scorso
anno) e quello della attività ambulatoriali, così come gli
accessi al pronto soccorso-Dea, che nel 2018 sono stati circa
45.000 con una media giornaliera di 124 accessi, a conferma che
non è stata solo perseguita l'alta complessità e l'alta
specializzazione, ma è stato fatto uno sforzo importante da
tutti i professionisti dell'Azienda ospedaliera per potenziare
anche l'accoglienza e l'assistenza di casi clinici a medio-bassa
intensità, cercando non soltanto di mantenere il ruolo di
ospedale di comunità ma di andare a supportare, per quanto
possibile, anche l'assistenza sul territorio, compatibilmente
con i 578 posti letto complessivi che sono stati resi
disponibili quest'anno nell'ospedale. Occorre anche considerare
lo sforzo svolto da tutto il personale aziendale, al momento
pari a 1.663 professionisti effettivi in servizio, che hanno
sostenuto incrementi di attività molto significativi. E'
ragionevole, quindi, la paura che eventuali scelte di indirizzo
politico-istituzionale che non dovessero andare nella direzione
dell'integrazione e dello sviluppo delle reti cliniche
professionali, penalizzerebbe l'ospedale e la città di Terni,
rischiando di vanificare - conclude Dal Maso - tutto il lavoro
fatto dai suoi professionisti, che rappresentano una risorsa
inestimabile non soltanto per il territorio di Terni ma per
tutta la Regione Umbria".
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