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Il vescovo di Bolzano chiede scusa per gli abusi nella Chiesa: 'Mai più'

Il vescovo di Bolzano chiede scusa per gli abusi nella Chiesa: 'Mai più'

Muser, 'serve un cambiamento culturale. Mi assumo personalmente la responsabilità per le omissioni'. Annunciato sostegno alle vittime

BOLZANO, 24 gennaio 2025, 15:51

Redazione ANSA

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"Chiedo perdono alle persone coinvolte, alle comunità parrocchiali e ai fedeli e sottolineo che la perizia commissionata non è un punto di arrivo, ma un mandato per continuare a lavorare con tutta la determinazione possibile". Lo ha detto il vescovo di Bolzano e Bressanone, Ivo Muser in merito al rapporto sugli abusi nella Chiesa altoatesina, presentato lunedì scorso.

"Serve un cambiamento culturale", ha aggiunto. "Perché fatti come questi potrebbero ricapitare, se noi, come è capitato, distogliamo lo sguardo".

Nella conferenza stampa sugli abusi nella Chiesa altoatesina ha detto di assumersi "personalmente la responsabilità per le omissioni durante il suo periodo di episcopato, tra cui l'insufficiente controllo dei sacerdoti sospetti, la riluttanza nell'adottare chiare misure preventive nei confronti dei sacerdoti accusati e la documentazione carente nel delineare i passi nella gestione dei casi di abuso". 
   

Il vescovo Muser ha annunciato una serie di misure contro gli abusi nella chiesa. "Ci saranno procedure chiare con un gruppo di esperti svilupperà linee guida vincolanti per la gestione dei casi di abuso, che saranno attuate entro la fine del 2025". Inoltre, ci sarà il "il perseguimento coerente dei casi sospetti, sarà istituito interdisciplinare per esaminare con effetto immediato tutti i casi di sacerdoti accusati ancora in vita e proporre misure per i passi successivi da intraprendere". Il vescovo intende inoltre ottimizzazione i servizi: "I compiti e le responsabilità del Centro di ascolto, del Servizio di intervento e del Servizio di prevenzione saranno riesaminati e migliorati. Verrà istituito un team di intervento per preparare le decisioni in modo professionale". Muser vuole inoltre rafforzare la presenza di donne in posizioni dirigenziali. "Il rafforzamento delle donne nelle posizioni guida in ambito ecclesiale viene ulteriormente promosso. Quattro dei nove uffici della Curia vescovile sono già diretti da donne e la diocesi sta pianificando programmi per la promozione delle donne in posizioni guida", ha aggiunto. Infine, secondo il vescovo, serve "una cultura dell'errore: riconoscere gli errori e imparare da essi, anche con l'aiuto di seminari di formazione, diventa parte integrante del modo di lavorare della Chiesa".
   

'Gli abusi non sono casi isolati'

Il vicario generale della Diocesi di Bolzano e Bressanone Eugen Runggaldier, nel corso della conferenza stampa, ha sottolineato che "i casi di abuso nella Chiesa non possono essere considerati come episodi isolati. Essi si basano su deficit sistemici come la sessualità immatura, l'isolamento dei sacerdoti, le strutture clericali, la mancanza di una cultura dell'errore e l'insufficiente trasparenza. Questi ambiti vengono affrontati in modo specifico per eliminare le cause strutturali". Secondo il vicario generale servono ora "strutture chiare di ascolto, intervento e prevenzione. "Il Centro di ascolto - ha annunciato - sarà rafforzato con un quadro ampliato di regolamenti, al fine di sviluppare ulteriormente il suo lavoro indipendente e professionale. Il Centro di intervento, che attualmente è insediato presso il vicario generale, sarà riorganizzato per creare una base decisionale più indipendente e per presentare proposte di misure da adottare. Il Centro di prevenzione sarà chiaramente separato dal Centro di ascolto e in futuro agirà in modo indipendente, senza essere coinvolto nel trattamento di casi concreti", così Runggaldier.

La diocesi di Bolzano, sostegno alle vittime e prevenzione

Il responsabile del servizio tutela minori della Diocesi di Bolzano e Bressanone Gottfried Ugolini, in merito agli abusi avvenuti nella Chiesa altoatesina, ha annunciato l'avvio della seconda fase del progetto "Coraggio di guardare", che si concentra "sull'elaborazione e prepara il passaggio alla fase della prevenzione". "Nella terza fase, infatti, le misure preventive (ad esempio i concetti di protezione) saranno sviluppate e implementate in modo partecipativo in tutti gli ambiti della diocesi", così Ugolini. In concreto il responsabile del servizio tutela minori ha prospettato il sostegno alle persone colpite e il loro coinvolgimento, come anche il sostegno alle parrocchie, progetti e formazione, e infine misure di responsabilizzazione e sensibilizzazione.

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