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L'ex stratega di Trump paladino dei sovranisti

L'ex stratega di Trump paladino dei sovranisti

Bannon, il 'principe nero' che finì in cella per l'assalto a Capitol Hill

NEW YORK, 21 febbraio 2025, 21:00

di Alessandra Baldini

ANSACheck
Steve Bannon © ANSA/EPA

Steve Bannon © ANSA/EPA

      Sovranista e truculento provocatore come raramente se ne sono visti negli Usa: alla vigilia del voto 2020 propose di decapitare il virologo anti-Covid, Anthony Fauci, e il capo dell'Fbi, Christopher Wray, e innalzarne le teste ai cancelli della Casa Bianca come si usava nel medioevo. Steve Bannon, al centro oggi delle polemiche per il saluto nazista alla Cpac, è stato l'artefice della prima vittoria presidenziale di Donald Trump (raffigurato come Dart Fener su una copertina di Time), ma poi caduto in disgrazia come 'gola profonda' del libro di Michael Wolff sui "Trump nuovi Tudor d'America".

    Perennemente stazzonato con la barba lunga e le due camicie indossate sotto il Barbour, il 'principe nero' della destra americana ha passato quattro mesi in prigione nel 2024 per oltraggio al Congresso, non avendo risposto all'ordine di testimoniare sull'assalto al Capitol. Ha invece evitato una secondo soggiorno nelle carceri dello Zio Sam dichiarandosi colpevole di frode in relazione alla campagna "We Build the Wall", una truffa basata sul finanziamento privato di un muro al confine tra Stati Uniti e Messico.

     Nato in Virginia in una famiglia di democratici, l'ex Richelieu del Trump 1.0 si è fatto le ossa a Wall Street per poi mettersi in proprio (tra i clienti del suo studio di consulenza c'erano anche Silvio Berlusconi e il principe saudita Talal al Waleed). Ma è al giornale online Breitbart che Bannon trova la sua vera identità. Ne prende le redini nel 2012 alla morte del fondatore Andrew Breitbart, trasformandolo in un punto di incontro per la 'alt-right' intrenazionale e per i movimenti nazionalisti bianchi che includono antisemitismo e xenofobia nell'agenda.

    Frequenti le sue incursioni a Roma e dintorni. Oltre ad avere aperto un ufficio di corrispondenza di Breitbart in Vaticano guidato da un ex sacerdote, l'ex stratega di Trump, che è cattolico, ha stabilito anni fa "alleanze strategiche" con gruppi arciconservatori che si oppongono alla direzione in cui Papa Francesco ha cercato di muovere la Chiesa: tra questi il Cardinale Raymond Burke. Fallito invece il tentativo di creare, tramite il think tank Dignitatis Humanae Institute (DHI), un'accademia per formare politici e leader sovranisti alla Certosa di Trusulti.

    E' Bannon che ha piantato i semi dell'ostilità di Trump verso la stampa mainstream, da lui definita "il vero partito di opposizione". "Ci chiamiamo il Fight Club", aveva detto nel 2016 definendosi "virulentemente anti-establishment", mentre, con lui al timone, Breitbart dilagava in Europa con uffici a Berlino, Londra e Parigi (dove anche allora erano in corso elezioni cruciali) a sostegno di leader populisti e di destra come Marine Le Pen. 
   

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