Prima udienza di merito, oggi,
dinanzi all'Alta Corte di Londra, dopo quelle preliminari dei
mesi scorsi, per la causa intentata dal principe Harry,
secondogenito di re Carlo III, contro i tabloid britannici (Sun
in testa) che fanno capo alla News Group Newspapers di Rupert
Murdoch: accusati di anni di intercettazioni e violazioni
illegali della privacy.
L'azione legale è solo una di quelle lanciate dal principe
ribelle contro gli abusi rinfacciati alla stampa popolare del
Regno, nel quadro di una crociata già chiusasi l'anno scorso con
un sostanziale successo contro l'editore del Mirror, condannato
a un pesante indennizzo. Il duca di Sussex, comparso in udienza
in uno di questi casi nel recente passato (primo principe di
sangue reale a farlo), è atteso di nuovo di fronte alla corte a
febbraio per la sua testimonianza d'accusa. Fra i teste
convocati dai suoi avvocati vi saranno pure l'ex premier
laburista Gordon Brown, gli attori Hugh Grant e Sienna Miller,
la cantante Lily Allen, l'ex moglie di Paul McCartney. Al suo
fianco, vi è inoltre come co-denunciante lord Tom Watson, già
vice leader del Labour, che ha querelato a sua volta i giornali
di Murdoch per averlo intercettato illegalmente e aver poi
distrutto la memoria di varie emali ritenute compromettenti sul
presunto placet dei vertici giornalistici ed editoriali allo
"spionaggio" di vip.
La denuncia di Harry e di Watson riguarda attività
"illecite" condotte da giornalisti e investigatori privati per
conto del Sun e del defunto News of the World dal 1996 almeno
fino al 2011. Attività sfuggite a una precedente vicenda
giudiziaria che costrinse il gruppo Murdoch a versare centinaia
di milioni sterline di risarcimenti in seguito al clamoroso
scandalo sulle intercettazioni telefoniche dei tabloid e la
raccolta illegale d'informazioni private contro ben 1300
persone.
L'azienda dal canto suo nega parte delle accuse del duca e
invoca su altre un'asserita scadenza dei termini. Mentre
contesta che Watson sia mai stato intercettato e sostiene la
tesi di una distruzione accidentale, non deliberata, delle email
sparite.
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