Mentre New York Times e Wall
Street Journal continuano ad allargare la loro presenza
digitale, il Washington Post perde colpi sia sul fronte degli
abbonati che di quello delle grandi firme.
Dopo l'addio della vignettista Premio Pulitzer Ann Telnaes
dopo che la scorsa settimana il quotidiano aveva censurato un
disegno satirico in cui era coinvolto, assieme ad altri tycoon,
il proprietario Jeff Bezos inginocchiato sotto una statua di
Donald Trump, hanno dato l'addio alla testata del Watergate la
capo dell'ufficio di Washington Ann Caldwell, passata ieri alla
rivista Puck, mentre il Wall Street Journal ha confermato
l'assunzione di Josh Dawsey che per otto anni, dal 2017, aveva
coperto sia l'amministrazione Trump che il ritorno del tycoon
alla politica dopo la batosta elettorale del 2020.
La scorsa settimana se ne erano andati, oltre a Telnaes,
altri reporter politici di punta come Ashley Parker e Michael
Scherer, transitati a The Atlantic. Uno dei giovani emergenti,
Tyler Pager, era stato strappato dal New York Times, seguendo la
managing editor Matea Gold che in dicembre aveva annunciato
l'ingresso nella redazione della Old Gray Lady come vice capo
dell'ufficio nella capitale.
Altri giornalisti della pagina degli editoriali avevano
lasciato il Post dopo che all'ultimo momento, per ordine di
Bezos, il quotidiano aveva cancellato la pubblicazione
dell'endorsement pronto per la stampa alla vicepresidente Kamala
Harris, decisione che aveva comportato a sua volta la revoca da
parte dei lettori di quasi 300 mila abbonamenti digitali.
L'uscita delle grandi firme è stata accompagnata dall'annuncio
di oggi del licenziamento del 4% dei dipendenti: si tratta di un
centinaio di persone del settore commerciale, non della
redazione giornalistica.
Il Washington Post è nella bufera da quando, un anno fa,
Bezos ha nominato editore il britannico Will Lewis: subito dopo
aveva lasciato la direttrice Sally Buzbee, mentre il successore
designato da Lewis, Rob Winnett, si era tirato fuori quando era
emerso il suo ruolo nello scandalo delle intercettazioni da
parte di media in Gran Bretagna.
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