(di Alessandra Moneti)
Con oltre 52 miliardi di euro di
vendite all'estero, in aumento del +6,6% rispetto al 2022
secondo dati Istat, l'agroalimentare è il secondo settore
industriale italiano dopo la meccanica, dove peraltro le
macchine per l'agricoltura hanno una quota di business
rilevante. Ma non si fermano sugli allori gli imprenditori del
cibo, delle bevande e del vino italiani mostrando tenacia nello
strappare un ordine in quanto responsabili di realtà spesso a
conduzione familiare o di brand con forte radicamento sociale,
come sottolineato dagli industriali che si riuniranno a Cibus
alle Fiere di Parma dal 7 al 10 maggio. Su scala globale - è
l'obiettivo condiviso dagli operatori che chiedono investimenti
nella logistica e nel settore della distribuzione - si vuole
raggiungere presto il valore dell'export della Francia, eterno
rivale nel business che gira attorno alla tavola di qualità. "Un
Paese che va a Nutella e Parmigiano non può fermarsi - ha detto
Antonio Cellie, Ad di Fiere di Parma - e la quota di export a 52
miliardi deve crescere. Se in Europa la battaglia l'abbiamo
vinta, - basti pensare che il consumo pro capite di food & wine
italiani in Danimarca è pari a 130 euro mentre in Giappone è di
otto euro, - dobbiamo guardare al mondo e portare sempre più
asiatici e americani a verificare come produciamo le eccellenze
del nostro agroalimentare, secondo alti standard di qualità e
sicurezza alimentare. Sarà questo compito prioritario per Cibus
2024 che registra la quota-record di 3,000 espositori e 2.000
top buyer internazionali presenti". Inoltre, ha osservato
Cellie, "noi italiani siamo antropologicamente diversi dagli
altri imprenditori esteri di settore: durante il Covid non
abbiamo smesso di fare consegne, contrariamente, ad esempio, ai
francesi. Così abbiamo dimostrato di essere fornitori
affidabili, e questo ci ha permesso di registrare incrementi
nelle vendite all'estero che quest'anno solo per la pasta
superano il 13%. Un risultato notevole nonostante
l'atteggiamento ipernormativo dell'Europa che rischia di frenare
la nostra competitività". Un cruccio, quello dei vincoli e
restrizioni al fare impresa imposti da Bruxelles, che muove
l'impegno del ministro dell'Agricoltura, Sovranità alimentare e
Foreste Francesco Lollobrigida che ha annunciato diversi eventi
di promozione, tra cui una settimana delle qualità italiane in
sede di G7 Agricoltura, con una expo di eccellenze ad Ortigia
che amplierà l'esposizione del made in Italy in questa
prestigiosa vetrina internazionale a Siracusa dal 26 al 28
settembre. Nel frattempo "l'industria alimentare italiana si
presenta a Cibus 2024 come un comparto sano, ha evidenziato il
presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino - in costante
crescita e che gode di grande fiducia da parte dei consumatori.
Tale fiducia si riflette anche all'estero, dove l'industria
alimentare italiana sta conquistando sempre più mercati". In
questo sforzo di conquista di quote di export forte appare la
collaborazione tra pubblico e privato: "stiamo serrando i ranghi
- ha detto Matteo Zoppas, presidente Ice - per traghettare il
business delle imprese agroalimentari, Pmi comprese, sempre più
all'estero".
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