L'antiriciclaggio deve poter disporre
di nuovi strumenti, frutto anche dell'innovazione tecnologica,
per il mondo delle cripto e la vigilanza contare su un maggior
dialogo con gli intermediari finanziari situati all'estero.
Mentre cresce la febbre del bitcoin e degli altri cripto asset
e sta per entrare in vigore il regolamento Ue sul tema, la Banca
d'Italia si attrezza per fare fronte ai possibili rischi di
riciclaggio, tema molto sensibile in Italia ma anche in Europa
come emerso da recenti fatti di cronaca nel Regno Unito.
In un paper dal titolo significativo 'Riciclaggio e
blockchain: si può seguire la traccia nel mondo cripto?'.
l'istituto centrale sottolinea infatti alcune possibili falle
nel sistema. "Per costruire un sistema efficace di presidio del
rischio di riciclaggio nel mondo della finanza decentralizzata
occorre risolvere alcune rilevanti complessità", si legge. "Le
soluzioni tecnologiche basate su smart contract e zero-knowledge
proof che il mercato sta sviluppando potrebbero consentire di
estendere l'applicazione degli obblighi di identificazione ai
soggetti coinvolti negli scambi". Tuttavia, "non permetterebbero
di controllarne l'operatività nel continuo (la "adeguata
verifica"), rendendo quantomeno difficile l'individuazione di
transazioni potenzialmente sospette".
Che il tema sia centrale è emerso anche dalla recente
audizione del capo della Uif, l'unità di informazione
finanziaria presso la Banca d'Italia, Enzo Serata che ha chiesto
"poteri di interlocuzione diretta con i Casp (ovvero gli
intermediarti di critpo) esteri" sia a "beneficio della
tempestività delle analisi finanziarie della Uif sia per
agevolare gli approfondimenti
investigativi". Un tema sollevato anche dall'autorità bancaria
europea che ha lanciato una consultazione pubblica sul tema.
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