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Jean Dujardin, il Giovanni Falcone francese

Jean Dujardin, il Giovanni Falcone francese

In sala 'French Connection', il polar di Cedric Jimenez

ROMA, 26 marzo 2015, 15:15

Francesco Gallo

ANSACheck

Cinema: 'French Connection ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Cinema:  'French Connection ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
Cinema: 'French Connection ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

    Ottima ricostruzione anni '70 a Marsiglia, straordinaria colonna sonora e due uomini 'contro' che più diversi e simili (solo fisicamente) non potrebbero essere: un giudice, Pierre Michel (Jean Dujardin), una sorta di Giovanni Falcone francese, e il padrino della malavita Gaetan Zampa (Gilles Lellouche) a capo di quella French Connection che dà il titolo al film di Cedric Jimenez, in sala dal 26 marzo distribuito da Camimovie con Medusa. Un polar ispirato a una storia vera che racconta di questa organizzazione che esportava eroina nel mondo e soprattutto negli Usa.
    Siamo a Marsiglia nel 1975: qui si trovano appunto il criminale Gaetan Zampa, che ormai vive grazie ai proventi della droga che esporta negli Usa e a una organizzazione criminale che dirige con forza e crudeltà, e il magistrato, detto il Grande.
    L'uomo a cui è stato dato l'incarico di sconfiggere quell'organizzazione criminale che si è radicata nelle istituzioni e nella stessa polizia.
    A questi due attori si uniscono le rispettive mogli ovvero Céline Sallette (Jacqueline Michel) e Mélanie Doutey (Christiane Zampa); c'è poi Benot Magimel (Il Folle), Guillaume Gouix (José Alvarez), Bruno Todeschini (Il Banchiere) ancora interpreti marsigliesi doc come Moussa Maaskri, Cyril Lecompte ed Eric Collado.
    Il regista, al suo secondo lungometraggio, dopo 'Aux yeux de tous' non ha mancato di dire che la scelta dei due attori protagonisti è stata anche dettata "sia dal talento dei due interpreti sia dalla sbalorditiva somiglianza fisica che i due hanno con i veri protagonisti della storia narrata". Uscito in Francia il 3 dicembre 2014, French Connection è costato circa 21 milioni di euro ed è andato bene al botteghino (più di un milione e mezzo di biglietti venduti). "C'è stata una volontà di partenza - ha affermato Jimenez -. Il destino del giudice Michel è assolutamente tragico. Ma, soprattutto, insieme a Audrey Diwan, la mia co-sceneggiatrice, ci siamo resi conto da subito che sia il giudice Michel che Zampa, dal momento in cui si incontrano, si trascineranno insieme verso la morte senza che uno dei due uccida l'altro. Noi abbiamo lavorato moltissimo su questo meccanismo del destino che si percepisce chiaramente dalle esistenze di queste due persone. Il film parla di due uomini e non di 'archetipi' come spesso avviene nel genere polar".
    Nonostante la vicenda del giudice Pierre Michel sia poco conosciuta in Italia, la sua storia ricorda quella di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Non a caso, 'il giudice ragazzino francese' ebbe contatti proprio con Falcone. E questo perché scoprì che i marsigliesi erano in affari con la 'ndrangheta calabrese. Quando venne ucciso, Michel stava collaborando con alcuni magistrati di Palermo. Dalle cronache dell'epoca si apprende che solo poche settimane prima dell'omicidio il giudice aveva ricevuto a Marsiglia tre colleghi di Palermo. Escono fuori solo due nomi di magistrati italiani che mantenevano rapporti di collaborazione con Michel: Giovanni Barrille e Giusto Sciacchitano. Infine, nel libro di Nicola Gratteri (magistrato in prima fila contro la 'ndrangheta, oggi procuratore aggiunto di Reggio Calabria), scritto insieme ad Antonio Nicaso, La Malapianta, vengono spiegati bene i collegamenti tra clan dei marsigliesi e Cosa nostra, 'ndrangheta e mafia, e il nome del giudice Pierre Michel compare più volte.
   

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