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La danza dell'étoile italiana nello slum di Nairobi

La danza dell'étoile italiana nello slum di Nairobi

Alessio Carbone: 'lezioni di vita dai bambini keniani'

NAIROBI, 09 dicembre 2024, 11:55

Redazione ANSA

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(di Freddie del Curatolo) "Non avevo mai danzato in Africa e non avrei mai pensato di farlo insieme a quaranta ragazzi in una baraccopoli di Nairobi: commuovendomi, ridendo e ricevendo lezioni di vita". A parlare così, con la voce rotta dall'emozione, è Alessio Carbone. Veneziano, 46 anni di cui esattamente la metà passati a Parigi, come primo ballerino della prestigiosa compagnia dell'Opera.
    L'abbandono dalle scene avvenuto proprio a ridosso della pandemia che chiuse i teatri e le scuole di danza, l'inizio di una nuova vita, la produzione di spettacoli e ora il desiderio di rendersi utile anche a chi non ha mai avuto la possibilità di conoscere la danza classica ed esprimere il proprio talento, alle prese con ben altre necessità ed ostacoli.
    "Così sono venuto a conoscenza di Still I Rise, l'organizzazione fondata da Nicolò Govoni che ha Scuole d'eccellenza per bambini disagiati in varie parti del mondo - racconta all'ANSA l'ex étoile -, dopo aver messo in scena lo scorso giugno uno spettacolo per raccogliere fondi al teatro Carcano di Milano, con Nicolò abbiamo deciso di portare l'armonia e la bellezza della danza a Mathare, uno degli slum più poveri e problematici della capitale keniana".
    Passi leggeri, arabeschi di luce, coreografie di speranza.
    Giornate intere con quaranta allievi speciali, alcuni dei quali provenienti da campi profughi in bilico tra guerre e malattie, altri strappati ad un'esistenza costretta tra baracche di lamiera, soprusi e microcriminalità. "Vivendo, mangiando e dormendo con loro, prima ancora di insegnare evoluzioni improbabili per quella realtà, ho trovato sogni, purezza e voglia di riscatto. E alla fine è più quello che ho imparato di quel che ho cercato di trasmettere attraverso la danza" ammette Carbone.
    Still I Rise in uno dei quartieri più poveri di Nairobi ha creato una realtà unica, una scuola di eccellenza che offre gratuitamente il percorso del baccalaureato internazionale, una di quelle scuole che si potrebbe permettere solo lo 0,1% dei bambini privilegiati della Terra, per formare giovani che pur essendo nati dalla parte opposta della fortuna, potranno diventare il futuro del Kenya, e non solo.
    Come nella danza ci si muove, si vola, si cade e si rinasce, per Carbone, l'esperienza di Nairobi è solo un nuovo punto di partenza. "Sono orgoglioso di aver aperto questa porta necessaria con Still I Rise. Ho ancora negli occhi il saluto dei ragazzi, l'improvvisato saggio e la festa dell'ultimo giorno, lo smarrimento del mio "ballerino" preferito che era stato portato lì da un orfanotrofio e non aveva nessuno che lo venisse a riprendere. Io ho tre figli di 10, 8 e 3 anni. Quasi ogni sera mi collegavo in video con loro e li facevo interagire con i ragazzi di Mathare. Finita questa prima avventura, mi ritufferò nelle produzioni e tournée italiane, ma il sogno è di poterli portare a vivere l'emozionante esperienza a cui ho avuto il privilegio di prendere parte".
   

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