Più che un cold case, la
riesumazione di una vicenda storico-giudiziaria sepolta da oltre
130 anni negli incubi della memoria collettiva britannica e di
mezzo mondo. Una discendente di una delle vittime di Jack the
Ripper, Jack lo Squartatore, ignoto serial killer che terrorizzò
Londra alla fine del penultimo decennio dell'800, si è fatta
viva in questi giorni per sollecitare - ultima fra i tanti -
nuove ricerche sull'identità mai accertata dell'inafferrabile
'mostro', simbolo della storia criminale occidentale.
La donna, stando ai media, chiede di "riaprire le indagini",
con l'ausilio dei più moderni test del Dna, su quanto ipotizzato
nel 2014 da Russell Edwards: un autore inglese che, basandosi
proprio su tracce di Dna rinvenute su un vecchio scialle
appartenuto verosimilmente a una delle prede di Jack, ha finito
per puntare il dito su un immigrato ebreo polacco che a fine
'800 esercitava da barbiere nell'East End, Aaron Kosminski.
Kosmiski fu uno dei tanti personaggi sospetti indagati già
all'epoca dalla polizia, sulla scia dell'ondata di delitti che
insanguinò Whitechapel, quartiere allora povero della metropoli.
Ma venne lasciato andare in assenza di prove. Salvo essere
tirato in ballo di nuovo post mortem dal libro di Edwards e ora
da Karen Miller: la quale afferma di essere discendente di
Catherine Eddowes, una prostituta occasionale vittima a 46 anni,
la sera del 30 settembre 1888, di uno degli omicidi attribuiti
allo Squartatore. La donna sostiene che lo scialle indicato come
potenziale indizio chiave contro Kosminski sarebbe stato proprio
della sua ava uccisa. E rivolgendosi al Mail, tabloid della
stampa popolare britannica, invoca adesso esami e nuove indagini
piena regola. "Le vittime non hanno mai avuto giustizia", le sue
parole, e anche a distanza di tanto tempo "serve un'inchiesta
per dare legalmente un nome all'assassino".
La tesi di Edwards, peraltro, non ha mancato di sollevare in
questi anni dubbi diffusi e critiche. Sullo sfondo di una
vicenda su cui in realtà si sono avventurate nei decenni frotte
d'investigatori e ricercatori più o meno dilettanti, evocando
ricostruzioni spesso strampalate, o comunque ormai prive di
appigli riscontrabili, e fantomatici colpevoli di ogni tipo,
inclusi membri della famiglia reale e primi ministri
dell'Impero. Mentre nel 2023, nove anni dopo l'uscita del libro
che accusava il barbiere Kosminski, un'altra indimostrabile
soluzione alternativa al caso è stata proposta all'opinione
pubblica del Regno Unito dalla pronipote di uno dei poliziotti
di Scotland Yard coinvolti nelle indagini dell'epoca: questa
volta con presunti elementi di sospetto a carico d'un altro
immigrato, tale Hyam Hyams, fabbricante di sigari nella Londra
di fine '800, epilettico e alcolizzato.
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