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La madre di Regeni: 'Sul suo corpo vidi la brutalità delle torture'

La madre di Regeni: 'Sul suo corpo vidi la brutalità delle torture'

Sentita al processo a Roma. "Una suora mi disse: 'E' un martire'"

ROMA, 21 gennaio 2025, 17:10

Marco Maffettone

ANSACheck
Pala Deffendi, madre di Giulio Regeni - RIPRODUZIONE RISERVATA

Pala Deffendi, madre di Giulio Regeni - RIPRODUZIONE RISERVATA

 "Mi sono chiesta 'ma cosa ti hanno fatto Giulio?' Sul suo corpo ho visto la bestialità, la brutalità. Lì capì che era stato torturato". Le parole di Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, arrivano con un pugno in faccia nell'aula bunker di Rebibbia. Una testimonianza raccolta nel corso di nuova udienza del processo a carico di quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato, torturato e poi ucciso il ricercatore italiano nel gennaio del 2016 al Cairo.
Davanti ai giudici della prima Corte d'Assise di Roma la madre di Regeni ha raccontato il calvario di quei giorni: dalla scomparsa al ritrovamento del cadavere del figlio, fino alla drammatica visita in obitorio per il riconoscimento della salma.


"Quando ho dovuto riconoscere il corpo di Giulio ho potuto vedere solo il suo viso. Era coperto da un telo e chiesi di poter vedere almeno i piedi ma una suora mi disse 'suo figlio è un martire'", ha raccontato la donna aggiungendo che l'ambasciatore italiano al Cairo "disse che era meglio che non vedessimo Giulio. Mi sentii vigliacca e volevo vederlo. Mi rispose 'Paola, lo ricordi come era'. Andiamo all'ospedale italiano del Cairo ci troviamo un sacco bianco con il ghiaccio intorno. Avevo l'illusione che non era Giulio".
Nel corso della audizione la madre del ricercatore friulano ha raccontato dell'ultima volta in cui parlò con il figlio.
"L'ultima volta lo abbiamo visto, tramite Skype, è stato il 24 gennaio 2016. Ci disse del 25 gennaio, di cosa significasse al Cairo quella data. Gli dissi 'Mi raccomando stai a casa'. Lui ci spiegò di aver fatto la spesa per più giorni, ci rassicurò".


La mamma di Regeni ha poi aggiunto che il 27 gennaio arrivò la notizia della scomparsa. "Mio marito mi ha chiamato con una voce mai sentita - ha detto -. A casa mi disse che Giulio era scomparso. Quando sentii la console chiesi perché non ci avessero avvisato prima". La donna ha ricordato che suo figlio già era stato in Egitto. "Andò nel periodo del colpo di Stato di al-Sisi, quando ci tornò nel 2015 ci disse che la situazione era più calma e si sentiva tutelato in quanto ricercatore straniero.


Non espresse mai alcun timore. Il 15 gennaio era il suo compleanno e gli mandai gli auguri e lo sentii felice e rilassato" Paola Deffendi ha reso,poi, noto di avere incontrato l'ambasciatore egiziano in aeroporto, un incontro del tutto fortuito. "Non l'ho mai detto prima. Ci siamo seduti accanto a lui, chiedendo se sapeva che c'era un processo in Italia sul caso Regeni, lui disse di sì".
Nel corso dell'audizione la donna ha descritto il carattere di Regeni. "Fin da bambino era appassionato di storia, il mondo arabo lo ha conosciuto - ha raccontato in aula - quando con tutta la famiglia siamo andati a Istanbul, andava in seconda media e ci accorgemmo che già aveva molto interesse per quella cultura". E ancora: "era sobrio, non era un giovane a cui piaceva apparire. Era una persona, un figlio desiderato, che ci manca, a tutti. Si fidava degli amici. Non era un giornalista.
Era un ricercatore". 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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