di Federica Acqua
Non poteva che cominciare col
viaggio di Ulisse, narrato per l'occasione dall'insegnante e
scrittore Alessandro D'Avenia al Teatro delle Muse di Ancona,
l'anteprima svoltasi ieri sera della settima edizione
dell'UlisseFest della Lonely Planet che porterà nel capoluogo
delle Marche, dal 4 al 7 luglio, 100 ospiti per un totale di 50
appuntamenti dedicati al tema dell'esplorazione dell'ignoto.
D'Avenia entra sul palco accolto dal lungo applauso di oltre
800 spettatori (un migliaio i posti disponibili), tra cui molti
giovani: ''mi aspettavo una cosa tra pochi - esclama - invece
siete in tanti, sono molto emozionato è la prima volta che vengo
ad Ancona, città la cui radice viene dal greco gomito, la cui
forma rimanda all'abbraccio, a ciò che accoglie". E rimanendo in
tema di radici e da dove siamo venuti si toglie le scarpe e
scherza ''io fondamentalmente penso con i piedi e quando sto coi
piedi per terra penso meglio".
Il suo è un viaggio che, partendo dall'Odissea, spazia
dall'antichità all'attualità, ma soprattutto è un viaggio a
ritroso nel proprio io profondo per capire chi siamo e cosa
siamo chiamati a fare in questa vita. Perché il punto di
partenza della poesia omerica e della tradizione greca è la
morte, infatti non si parla di uomini ma di mortali, e il
riconoscimento di ciò riallinea tutta la nostra esistenza. Solo
gli intellettuali contemporanei, secondo D'Avenia, pensano che
la loro esistenza sia il prodotto di se stessi e non dal
destino, ma per i greci antichi esso è ineluttabile e per non
soccombervi non resta che ricorrere alla bellezza cioè alle Muse
ispiratrici. In questo senso lo scrittore suggerisce di porsi la
domanda di cosa faremmo se ci dicessero che moriremo domani.
Continueremo a fare quello che abbiamo programmato o cambieremmo
tutto? Se cambieremmo tutto vuol dire che la nostra vita è solo
una rappresentazione come quella dei social, in caso contrario
stiamo facendo quello che il destino ci ha chiamato a compiere.
Quello dell'insegnante D'Avenia è dunque un messaggio ai
giovani, accolto da lunghi e intensi battimani al termine di
quasi due ore di narrazione, a riconoscere se stessi e la
propria vocazione esistenziale, così come dovrebbe fare la
scuola che in greco vuol dire tempo libero, mentre oggi è
definita dell'obbligo e si esprime con termini come profitto,
rendimento e crediti. E questo riconoscimento che ad Ulisse
viene dato dopo lungo peregrinare dalle persone significative
della sua vita: la moglie Penelope, il figlio Telemaco la
nutrice e perfino il cane Argo, non può avvenire che attraverso
gli altri per arrivare a capire la differenza tra essere
vivente, come sono tutte le creature, ed essere vivo che è
proprio dei mortali.
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