(di Francesco Gallo)
Tra Via di Parione e Via della Fossa,
a un passo da Piazza Navona, in quell'antro alchemico che è
stata la Libreria galleria Maldoror negli anni Settanta,
accadevano tante cose. Non solo lo sdoganamento dei libri del
Futurismo (una cosa allora scandalosa) e di Alberto Savinio,
prima che lo scoprisse Adelphi, ma anche sperimentazioni,
incontri eterogenei, mostre, follie, litigi e tutto questo
all'ombra di una cultura nichilista che mostrava poco il
sorriso.
Giuseppe (Cristiano) Casetti e Paolo Missigoi erano i sacerdoti
di questo laboratorio in cui gravitava con curiosità una Roma
intellettuale, e non, che ammirava oltre alle mille immagini
appese alle pareti, quegli scaffali pieni di libri di autori
come Zolla, Louis Ferdinand Celine, Nietzsche, Maturin, Meyrink,
Artaud, Bataille e del Divin Marchese De Sade.
Da oggi al 3 marzo alla Libreria-galleria il museo del louvre
Roma via della Reginella 8a, legittima erede di quella di
Maldoror, c'è una mostra a cura di Giuseppe Casetti dal titolo
'Le ragazze di Maldoror: Edith Schloss, Francesca Woodman,
Sabina Mirri, Monica Albasini Casetti e Cati Laporte', ovvero le
artiste che in quegli anni fecero le loro mostre nel sottoscala
di quella libreria, opere diverse ma con un carattere comune.
Edith Schloss era un'artista americana arrivata a Roma negli
anni cinquanta insieme a Peter Rockwell, Cy Twombly, Robert
Rauschenberg, Mark Rothko e Milton Gendel. Monica Albasini
Casetti, testimone sin dalla nascita di Maldoror, il 18
novembre 1978 espone le sue silhouette nere, sagome di cartone
ritagliate, che evocano profili di ombre che assumono forme
umane. Da lei anche cancellazioni su vecchie fotografie con
tempera nera sul volto o parte di esso. Cati Laporte, ragazza
francese disse che era venuta in Italia per fotografare le
suore, quelle vestite di bianco, quelle di nero, quelle azzurre,
quelle grigie, quelle marroni e quelle bianche e celesti.
Sabina Mirri, artista che negli anni Ottanta gravitava nella
Trans avanguardia di Bonito Oliva, aveva messo in mostra le sue
scatole, inchiostri, collage e il mondo dei conigli di Beatrix
Potter.
Francesca Woodman, infine, una delle più importanti fotografe
americane del Novecento (morta suicida a 22 anni), fece nel
1978, del tutto sconosciuta, la sua prima mostra a Maldoror. Le
immagini sono quelle note delle sue foto più note: la cornice di
marmo della porta del salone di palazzo Cenci, il muro macchiato
e segreto delle sue cantine, il pavimento e il cielo della sua
casa di San Salvatore in Lauro e il suo corpo nudo, moltiplicato
per mille, che racconta come può la sua infinita solitudine.
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