BRUXELLES - Tra i nomi della nuova inchiesta giudiziaria che fa tremare il Parlamento europeo spicca, ancora una volta, quello di un italiano: Valerio Ottati, il capo dei lobbisti del colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei a Bruxelles. Dalla doppia nazionalità, italiana e belga, Valerio Ottati nasce a Woluwe-Saint-Pierre, figlio di Michele, un ex funzionario della Commissione europea arrivato dalla Basilicata a Bruxelles nel lontano 1975. Dal 2019 Valerio è direttore degli affari pubblici di Huawei con l'Unione Europea, ma nel suo curriculum c'è una vita nella bolla delle istituzioni Ue.
Prima di diventare lobbista, infatti, Ottati ha trascorso quasi dieci anni al Parlamento europeo, come assistente parlamentare di Crescenzio Rivellini, eurodeputato italiano di Forza Italia, tra il 2009 e il 2014, e poi fino al 2019 come assistente del dem Nicola Caputo. Il ponte con la Cina sarebbe iniziato già in quegli anni, quando Ottati si specializzò nella gestione delle relazioni tra Ue e Cina, gestendo la delegazione parlamentare per le relazioni con Pechino. Ma i presunti illeciti dell'italiano sarebbero iniziati dopo la sua vita da assistente parlamentare, quando, stando alle ipotesi del procuratore riportate dalla stampa locale, avrebbe fatto pressioni e regali a eurodeputati per difendere gli interessi del gruppo cinese di fronte alle normative Ue, sempre più severe in materia di sicurezza digitale.
Dall'indagine emergono dettagli che parlano di biglietti per lo stadio e inviti per viaggi in Cina, ma da Ottati e dalla sua squadra potrebbe essere arrivato qualcosa in più di semplici regali. L'inchiesta giudiziaria esplosa a Bruxelles infatti mira a stabilire se alcune delle azioni del lobbista e dei suoi dipendenti abbiano oltrepassato la soglia della legalità, sfociando nella corruzione per conto della sua azienda. Un datore di lavoro, Huawei, non proprio come tutti gli altri. Da anni a Bruxelles si discute dell'affidabilità del colosso cinese e delle sue intenzioni di sviluppare le infrastrutture 5G in Europa, con diversi Stati membri che hanno deciso di mettere al bando il gigante tecnologico.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA