STRASBURGO - Anche David Yambio, sudanese vittima delle torture ad opera di Almasri in Libia e presidente dell'associazione 'Refugees in Libya', è stato spiato da parte dello spyware Graphite, messo a punto dalla società israeliana Paragon Solutions, lo stesso che ha colpito Luca Casarini, fondatore della Ong Mediterranea, e il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato. Non a caso lo stesso Casarini, alla domanda su quale potesse essere il legame che unisce i vari spiati in Italia, ha sottolineato che tra loro ci sono "testimoni di gravi crimini in Libia, di chi va a soccorrere persone in mare o ha materiale su chi agisce in Libia e su cosa accada in Libia".
Yambio si trovava al Parlamento europeo per partecipare a una conferenza stampa convocata per lanciare un appello a favore del sostegno dell'Ue alla Corte penale internazionale (Cpi), alla luce delle sanzioni imposte da Trump alla stessa Corte.
All'iniziativa, ha partecipato il presidente della sottocommissione per i diritti umani, il verde francese Mounir Satouri, e Mama Bea, membro della Ong 'Association des mamans Anti-Bwaki' (Amab), partner esecutivo della Cpi per le vittime della Repubblica democratica del Congo.
"Penso che l'Italia sia responsabile delle torture che ho subito in Libia, per aver finanziato le autorità libiche, la Guardia costiera e chiedo che il governo italiano chiarisca chi è stato a spiarmi, e nel frattempo mi difenda", ha detto Yambio. "In gioco c'è la mia vita, quella della mia famiglia e quella di tanta gente", ha aggiunto Yambio, la cui vita non è stata solo segnata dalle violenze di Almasri, ma è legata anche allo spionaggio di Paragon.
"Sono sempre stato pronto come presidente dell'associazione 'Refugees in Libya' di girare tutte le informazioni in mio possesso, le prove delle torture, al governo italiano, per collaborare e trovare i responsabili di questi gravi crimini contro l'umanità, ora però non so che pensare, so che questo tipo di spionaggio avviene ad opera dei governi", ha aggiunto. "L'esecutivo mi dice che non ne sa nulla, spero di avere aiuto e protezione ora che vivo in Italia", ha aggiunto.
"Per me che sono stato torturato personalmente da Almasri la Cpi era l'unica speranza, sono sopravvissuto in questi anni grazie alla Cpi, ho messo la mia vita in pericolo aspettando giustizia", ha detto Yambio, durante la conferenza stampa "Almasri, invece di essere processato dalla Cpi, è stato rispedito in Libia dal governo italiano dove continuerà a compiere torture contro i miei compatrioti, ma la nostra battaglia continua: siamo qui per chiedere giustizia, che siano assicurati alla Corte i colpevoli, i torturatori, compresi gli uomini della Guardia Costiera", ha aggiunto.
"Dal 13 di novembre il mio telefono è stato colpito con uno spyware in Italia, un Paese che dovrebbe proteggermi, ma come faccio a sapere se qualcuno non sta dando le mie informazioni a Almasri, a chi mi cerca e magari mi vuole torturare?", si è chiesto retoricamente.
"Sono devastato, il mio cuore è infranto perché devo ancora una volta affrontare una giustizia malata", ha detto il sudanese. "La mia dignità è stata calpestata ma sono grato per avere qui con voi un occasione per far sentire la nostra voce a favore della Cpi: io sono una vittima di Almasri in prima persona, torturato in un modo che non è descrivibile", ha continuato, parlando della sua esperienza, in cui ha visto "persone innocenti morire". Yambio ha cercato di scappare per 5 volte. "E ogni volta sono stato rapito dalla Guardia costiera libica, e ogni volta torturato", ha detto. "Tutti questi interventi sono stati portati a termine grazie al sostegno di Frontex che raccoglieva le informazioni e poi le dava ai libici: sono stato un bimbo soldato, sono stato in schiavitù prima e anche dopo, in Libia", ha concluso.
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