(di Valentina Brini)
Un tweet lapidario: "Solo l'AfD
può salvare la Germania". Non pago di aver bollato Olaf Scholz
come "uno stupido" non più tardi di un mese e mezzo fa,
dall'altra sponda dell'Atlantico Elon Musk è tornato a
bersagliare i protagonisti della politica tedesca facendo
irruzione nella già tesa campagna elettorale e scatenando una
levata di scudi da parte dell'intero spettro politico
democratico. Tutti contro Musk che, ha reagito il cancelliere
uscente, avvalendosi della "libertà d'espressione che vale anche
per i multimiliardari" fa tuttavia affermazioni "sbagliate, che
non contengono buoni consigli politici". L'unica a gongolare
invece è stata la leader dell'AfD, Alice Weidel, che ha colto la
palla al balzo per ringraziare il magnate e autoproclamarsi
nuovamente come "l'unica vera alternativa" per il Paese.
L'endorsement alla forza di ultradestra da parte del futuro
consigliere più stretto di Donald Trump è arrivato a sferzare la
Cdu di Friedrich Merz - grande favorito per la corsa alla
cancelleria - a corredo di un video di Naomi Seibt, l'anti-Greta
Thunberg teutonica, influencer ultranazionalista nota per le sue
posizioni negazioniste sul cambiamento climatico. Nella clip,
Seibt attacca Merz accusandolo di non voler seguire l'esempio di
Musk e Javier Milei, di rifiutare qualsiasi dialogo con l'AfD e
di ostacolare un approccio "favorevole alla libertà". Lo
Spitzenkandidat della Cdu, dal canto suo, per tutta la giornata
è rimasto ligio ai promo elettorali sul rilancio della Germania
nella sua ora più buia, evitando di replicare su X. E facendosi
bastare i sondaggi che lo vedono in fuga con la sua Cdu al 33%,
nonostante nelle indicazioni di voto diffuse dalla Zdf in un
possibile testa a testa con Scholz sarebbe avanti soltanto di un
soffio, con il 44% delle preferenze sul 43% del cancelliere
uscente, lasciando presagire una corsa serrata.
A parlare per Merz sono stati tuttavia i suoi colleghi di
partito al Parlamento europeo, denunciando una vera e propria
"ingerenza" da parte del ceo di Tesla che, nella condanna
dell'eurodeputato Dennis Radtke, altro non fa che "dichiarare
guerra alla democrazia" con i suoi interventi scomposti che lo
hanno visto sostenere tra gli altri anche Reform Uk, il partito
populista di Nigel Farage. Un giudizio di ingerenza condiviso
anche dall'Spd di Scholz, che ha rincarato la dose accusando
l'AfD di aprire "la porta agli eserciti di troll di Putin e al
sostegno di Musk". L'unico a cercare una stretta via di mezzo è
stato l'ex ministro delle Finanze liberale Christian Lindner,
ripudiato da Scholz e impegnato ad accreditarsi alla corte di
Musk invitandolo a "non trarre conclusioni affrettate da
lontano" e a "incontrarsi" per mostrare "per cosa si batte" il
suo Fdp che - sondaggi alla mano - rischia di restare fuori dal
Parlamento.
Le elezioni però si avvicinano - il 27 dicembre il presidente
Frank-Walter Steinmeier annuncerà lo scioglimento del Bundestag
confermando la data del 23 febbraio per il voto - e le
interferenze social destano preoccupazione anche a Bruxelles,
soprattutto dopo il caso Romania e l'istruttoria aperta sulla
possibile manipolazione del voto da parte di TikTok. L'appello
dei Verdi tedeschi è tutto rivolto alla squadra di Ursula von
der Leyen, affinché non "resti a guardare mentre i miliardari
abusano dei media e degli algoritmi per influenzare le elezioni
e rafforzare e normalizzare gli estremisti di destra". Uscito
ormai di scena l'acerrimo nemico di Musk al tavolo dei
commissari Ue, il francese Thierry Breton, per il prossimo Doge
di Trump e il suo X resta comunque l'obbligo di obbedire alle
norme europee del Digital services act (Dsa).
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