Il Senato ha approvato all'unanimità la proposta di legge di Giulia Bongiorno (Lega) che punta ad impedire all'autore di un omicidio, in particolare nei casi di femminicidio o reati familiari, di avere potere sulle spoglie mortali della vittima, evitando così il rischio di alterazione delle prove con la sepoltura o la cremazione del corpo. I voti favorevoli nell'Aula di Palazzo Madama sono stati 107. Il testo del disegno di legge passa ora alla Camera.
Cosa prevede il testo
Il disegno di legge n. 1261 reca modifiche al codice penale e al regolamento di polizia mortuaria, in materia di disposizione delle spoglie mortali delle vittime di omicidio e femminicidio.
Il testo mira ad impedire che l'indagato - dall'iscrizione nel registro fino all'eventuale passaggio in giudicato della sentenza di assoluzione - non possa decidere l'inumazione o la cremazione della vittima che potrebbe così cancellare o compromettere possibili future prove.
Tale divieto in caso di condanna diventa una pena accessoria.
Il testo si compone di tre articoli.
L'articolo 1 introduce la pena accessoria della decadenza dai diritti sulla gestione della salma per coniuge, convivente o parente prossimo condannato; prevede la preclusione assoluta all'esercizio di tali diritti già durante il processo e vieta la cremazione fino a sentenza definitiva.
L'articolo 2 dispone modifiche al regolamento di polizia mortuaria.
L'articolo 3 reca la clausola di invarianza finanziaria.
Bongiorno: 'Provvedimento importante ai fini delle indagini'
"Credo che sia importante evitare la cremazione perché grazie a nuove tecnologie si possono ottenere risultati a distanza di molto tempo dal femminicidio", ha detto l'avvocata e parlamentare Giulia Bongiorno.
Il disegno di legge è anche "una norma di civiltà che impedisce un'ulteriore sofferenza per chi rimane e in particolare per gli eventuali figli. E' un'ulteriore dimostrazione di quanto la tutela delle persone sia un obiettivo prioritario di questa legislatura e, in particolare per i casi di femminicidio, è un atto che sana un vulnus che per gli orfani si traduce in una seconda ferita", ha dichiarato Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità.
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