Più di cinquanta capolavori di Giorgio Morandi (1890-1964), che attraversano sei decenni della carriera dell'artista e offrono uno sguardo approfondito sulla sua poetica silenziosa e raffinata, potranno essere ammirate a New York, alla David Zwirner Gallery, dal 16 gennaio al 22 febbraio. Curata dalla storica dell'arte Alice Ensabella, la mostra riunisce opere provenienti dalla collezione della Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano (Parma), una delle più importanti dedicate al maestro. Si tratta dell'esposizione maggiore dedicata a Morandi a New York dai tempi della retrospettiva del 2008 al Metropolitan Museum of Art. La collezione della Fondazione è il risultato di una profonda amicizia e collaborazione tra l'artista e il collezionista Luigi Magnani (1906-1984), musicologo e storico dell'arte.
Magnani non solo acquisì molte opere direttamente da Morandi, ma ricevette dall'artista anche doni personali, creando un nucleo rappresentativo e unico. Tra le opere in mostra spiccano l'Autoritratto (1925), uno dei rari autoritratti di Morandi, e la raffinata Natura morta metafisica (1918), testimonianza del periodo metafisico dell'artista. Ed ancora, la Natura morta (Strumenti musicali) (1941), commissionata da Magnani poco dopo il loro primo incontro. Sebbene Morandi non accettasse solitamente richieste su commissione, l'artista fece un'eccezione, come ricorda Magnani: "Me ne andai felice, ma inconsapevole del grande e generoso gesto che Morandi compiva accettando di dipingere il suo primo (e ultimo) quadro su commissione". La Fondazione Magnani-Rocca, situata nella Villa dei Capolavori, è una delle più importanti istituzioni culturali italiane e ospita una collezione che include opere di Monet, Renoir, Cézanne, Tiziano, Goya e de Chirico, oltre al nucleo più significativo di lavori di Morandi. L'amicizia tra Luigi Magnani e Giorgio Morandi rappresenta uno dei legami più significativi nella storia dell'arte italiana del Novecento. Iniziata nell'autunno 1940, quando il giovane musicologo e storico dell'arte incontrò per la prima volta l'artista bolognese, questa relazione si trasformò in un dialogo profondo e duraturo, alimentato da un'intesa silenziosa ma autentica.
Morandi, noto per la sua riservatezza e per il carattere schivo, trovò in Magnani un interlocutore sensibile, capace di comprendere pienamente la sua visione artistica e il suo mondo interiore. Questo legame permise a Magnani di raccogliere un nucleo di opere che riflette, con rara completezza, l'evoluzione poetica e tecnica dell'artista: una collezione non solo di dipinti, ma anche di significati e valori condivisi. La stima reciproca si tradusse in gesti di straordinaria unicità: Magnani fu tra i pochissimi a cui Morandi vendette direttamente le sue opere, spesso selezionando con cura dipinti che rappresentassero al meglio ogni fase della sua carriera.
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