Un "comparto sano" quello del vino
Chianti con "regole rigide sull'imbottigliamento e sull'origine
delle uve". Ad affermarlo è il presidente del Consorzio Chianti
Docg, Giovanni Busi, in merito alla puntata di Report in onda
domenica sera su Rai3, e che anticipa documenti su presunte
irregolarità nel settore.
"Aspettiamo la trasmissione - dice Busi - per capire meglio i
dettagli, ma il nostro impegno è sempre stato chiaro: il
comparto del vino Chianti è sano e le nostre aziende lavorano
con passione e rispetto delle regole". Negli ultimi dieci anni,
sottolinea poi Busi "le aziende hanno investito tantissimo per
migliorare la qualità, con rinnovamenti importanti nei vigneti e
nei processi produttivi. Le mele marce possono esistere, ma non
rappresentano l'intero settore, che continua a crescere e a
portare nel mondo vini di grande valore". Il presidente invita
quindi "a non generalizzare". "Il Chianti è sinonimo di
eccellenza e tradizione, con regole rigide sull'
imbottigliamento e sull'origine delle uve. Se ci sono
irregolarità, è giusto che vengano fuori, ma non bisogna gettare
ombre su chi lavora onestamente", evidenzia Busi.
In dieci anni la percentuale di vigneti vecchi è passata dal
40% al 10% "a dimostrazione - continua Busi - che le aziende
continuano a credere fortemente nella denominazione e nel suo
futuro". E i numeri sono in crescita: "+26% di vendite di vino
Chianti a novembre rispetto allo stesso mese del 2023" grazie al
clima favorevole che ha consentito una produzione di alta
qualità, riferisce il presidente del Consorzio Chianti Docg.
L'estero rappresenta il 70% delle vendite complessive, con Usa e
Canada in testa e l'Europa che "resta un pilastro strategico".
"Segnali positivi - dice Busi - ma restiamo prudenti. Il caro
energia e l'aumento dei tassi d'interesse comprimono i
margini".
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