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Giornata dei ghiacciai, molti non sopravvivranno al XXI secolo

Giornata dei ghiacciai, molti non sopravvivranno al XXI secolo

Evento all’Accademia Nazionale dei Lincei. L’Italia in prima linea nella ricerca

21 marzo 2025, 14:00

di Benedetta Bianco

ANSACheck
I ghiacciai sempre più minacciati dal cambiamento climatico (fonte: Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

I ghiacciai sempre più minacciati dal cambiamento climatico (fonte: Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Molti ghiacciai in tante parti del mondo non sopravvivranno al XXI secolo, e ciò avrà conseguenze non solo per i loro ecosistemi, ma anche per i milioni di persone che da essi dipendono per l’approvvigionamento di acqua. Questo il tema fondamentale al centro dell’evento organizzato  dall’Accademia Nazionale dei Lincei, in occasione della prima Giornata mondiale dei ghiacciai istituita dalle Nazioni Unite.

Il convegno vuole porre l’accento in particolare sugli impatti del riscaldamento globale: il Servizio di monitoraggio mondiale dei ghiacciai (Wgms) stima, infatti, che dal 1975 i ghiacciai abbiano perso oltre 9mila miliardi di tonnellate, pari a un blocco di ghiaccio delle dimensioni della Germania con uno spessore di 25 metri.

“Il clamoroso effetto che ha il riscaldamento globale sulla distribuzione di pioggia e neve è un tema di rilevanza assoluta”, afferma Andrea Rinaldo del Politecnico Federale di Losanna in Svizzera (Epfl) e Linceo, coordinatore dell’evento insieme a Giuseppe Orombelli dell’Università Milano Bicocca. “L’importanza dell’argomento è testimoniata dal fatto che questo evento si inserisce nell’Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai – aggiunge Bruno Carli, presidente della Commissione ambiente dell’Accademia dei Lincei – e segna l’inizio della Decade della Criosfera”.

Come ha sottolineato Carlo Baroni dell'Università di Pisa, i ghiacciai mondiali, oltre 275mila, occupano una superficie pari a circa 700mila chilometri quadrati e, insieme alle calotte glaciali, immagazzinano circa il 70% delle risorse globali di acqua dolce. Il loro esaurimento minaccia dunque l'approvvigionamento idrico di centinaia di milioni di persone, e la fusione glaciale è attualmente al secondo posto tra le principali cause dell'innalzamento del livello del mare. Secondo i dati del Wgms, cinque degli ultimi sei anni hanno visto il più rapido ritiro dei ghiacciai mai registrato finora: nel 2024 in particolare, i ghiacciai hanno perso 450 miliardi di tonnellate, rendendolo il quarto anno più negativo mai registrato.

L'Italia in prima linea nella ricerca

L’Italia svolge un ruolo di primo piano nello studio della criosfera a livello globale”, dice all’ANSA Carlo Barbante di Università Ca’ Foscari di Venezia e Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, tra gli organizzatori dell’evento dell’Accademia Nazionale dei Lincei

La Giornata segna inoltre l’inizio della Decade della Criosfera: “Tutti i paesi si impegneranno in progetti di studio”, commenta Barbante. “Il ghiaccio è la fonte più importante di acqua, forse nelle Alpi sentiremo meno gli effetti dello scioglimento, ma in altre parti del mondo milioni di persone dipendono dai ghiacciai”. Barbante è coordinatore del progetto Beyond Epica, la storica campagna di carotaggio coordinata dal Cnr-Isp al quale partecipano 10 paesi europei, che quest’anno è riuscita ad arrivare ad una profondità di quasi 2.800 metri nel ghiaccio antartico.

“Si tratta di un record straordinario – afferma il ricercatore – che ci permetterà di ricostruire il clima terrestre sicuramente fino a 1,2 milioni di anni fa, ma forse anche oltre: le analisi preliminari svolte sul campo non consentono una risoluzione elevata, ma una volta che potremo studiare meglio i campioni è probabile che riusciremo a risalire ancora più indietro nel tempo, potenzialmente oltre 1,5 milioni di anni”.

Nel corso di quest’ultima campagna di perforazione, i ricercatori sono anche riusciti a prelevare campioni degli strati rocciosi sottostanti il ghiaccio: “Questi piccoli sassolini ci daranno informazioni importanti – continua Carlo Barbante – e l’obiettivo del prossimo anno sarà proprio quello di riuscire a estrarre carote anche da questi strati più profondi”. Il progetto, infatti, proseguirà sicuramente ancora per molti anni: “I risultati più importanti dovrebbero arrivare l’anno prossimo – specifica – ma sicuramente avremo lavoro per le prossime due generazioni di ricercatori”.

Il progetto ha dimostrato lo stretto legame tra anidride carbonica e temperatura, mettendo nella giusta prospettiva anche il cambiamento climatico attuale. “Oggi abbiamo superato di gran lunga le 420 parti per milioni di CO2 nell’atmosfera”, dice ancora Barbante. “Anche se smettessimo oggi di emettere CO2, nessuna delle persone presenti vedrebbe scendere la concentrazione sotto le 400 parti per milione. Questo perché il sistema ha una sua inerzia, non è come chiudere un rubinetto. Ciò non vuol dire – conclude l’esperto – che non dobbiamo ridurre le nostre emissioni di gas serra, anzi: dobbiamo impegnarci in questo obiettivo proprio perché per vedere i risultati ci vorrà molto tempo”.

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