A partire dal periodo Covid nel
reparto di Medicina Interna ad indirizzo Metabolico e
Riabilitativo dell'Azienda Ospedaliera Federico II di Napoli
l'utilizzazione della telemedicina ha ridotto il numero di
ospedalizzazioni e mortalità per insufficienza cardiaca di circa
il 15%. Sono alcuni dei dati di uno studio scientifico
coordinato dal dottor Andrea Salzano e illustrato dal direttore
del reparto, Antonio Cittadini, coordinatore del Registro
internazionale sullo scompenso cardiaco T.O.S.C.A., che ha
promosso a Napoli il congresso nazionale della Scuola
Mediterranea sull'insufficienza cardiaca ospitando studiosi del
settore. Tra le best practices illustrate nelle assise
organizzate insieme con l'Associazione Medici Diabetologi, la
Società Italiana di Medicina Interna, la Società Italiana di
Cardiologia e l'Italian Heart Failure Association, sono emerse
quelle dei Policlinici universitari di Bari e di Modena-Reggio
Emilia.
All'Unimore la telecardiologia all'avanguardia nel Centro
PASCIA (Programma assistenziale scompenso cardiaco, cardiopatie
dell'infanzia e a rischio), diretto dalla professoressa Maria
Grazia Modena, ha portato anche ad un indotto di benefici per i
tempi di vita dei pazienti e dei caregiver e ad una sensibile
riduzione di spesa per il sistema sanitario. Il Centro
Interdipartimentale di Ricerca in Telemedicina, diretto dal
prof. Angelo Vacca in seno all'Università di Bari (Citel-Uniba),
utilizza la telemedicina anche al servizio della solidarietà
internazionale avendo avviato un progetto di verifiche
diagnostiche a distanza in Paesi africani. In Campania sono
molteplici i casi di eccellenza nella telemedicina: dal progetto
di telemonitoraggio dell'Unità Operativa Complessa di Medicina
interna e Nutrizione clinica del Policlinico federiciano alle
app all'avanguardia sulla cardiologia digitale utilizzate
all'Ospedale dei Colli, nella Cardiologia del Monaldi.
L'altra grande sfida illustrata da Antonio Cittadini,
presidente designato dell'Associazione Italiana di Cardiologia
Preventiva e Riabilitativa, è quella della riabilitazione
cardiologica che, spiega il professore, "riduce la mortalità e
migliora la qualità della vita in generale in tutti i pazienti
con malattia cardiovascolare ed in particolare in quelli affetti
da insufficienza cardiaca". Riabilitazione, naturalmente, che si
aggiunge ai farmaci: "Oggi sono disponibili farmaci potenti che,
in combinazione, riducono in maniera enormemente significativa
la progressione e la mortalità della malattia. Ma la
riabilitazione cardiologica è un pilastro". Essa, come evidenzia
Cittadini, "si basa non solo sull'esercizio fisico, ma su
modifiche dello stile di vita, interventi nutrizionali e
controllo dei principali fattori di rischio". Ecco che, con
questa finalità di controllo e prevenzione sistemica, proprio
nel reparto di Medicina Interna ad indirizzo Metabolico e
Riabilitativo dell'Azienda Ospedaliera Federico II, è nata ad
inizio 2023, dopo una fase sperimentale, la "Palestra del
cuore". Un servizio di assistenza multidisciplinare, coordinato
dal prof. Alberto Maria Marra, con figure professionali che
lavorano in team: dal dietista allo psicologo, dal
fisioterapista all'infermiere specializzato. Un percorso di due
mesi a cui si può accedere in convenzione con il Servizio
sanitario nazionale e che fornisce il monitoraggio dell'attività
cardiaca durante l'esercizio fisico, istruzioni
sull'alimentazione, sul miglioramento dei fattori di rischio,
come la cessazione del fumo, sul miglioramento della qualità di
vita e il mantenimento di un adeguato peso corporeo, l'aderenza
alla terapia. Ed offre altre tipologie di intervento, come
quello psicologico, e di riduzione del rischio residuo mediante
una utilizzazione mirata della farmacoterapia e della aderenza
alla stessa. E nella 'palestra del cuore' del Policlinico
federiciano opera un fisioterapista con caratteristiche
peculiari: Dino Della Ventura, 43 anni - maestro di arti
marziali, esperto di ginnastica artistica e canto - che stimola
i pazienti aiutandoli nella riabilitazione anche con il ricorso
a discipline apparentemente lontane da un intervento
'sanitario'. "La riabilitazione può risultare noiosa per alcuni
pazienti - dice - se ci mettiamo un po' di divertimento diventa
più leggera".
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